Giuseppe Marino
«Mi dispiace dirlo, ma i miei figli mi annoiano a morte». Una confessione tosta da fare per una mamma. E talmente provocatoria da aver scatenato la rivolta delle madri di mezzo mondo. A metterla nero su bianco sulle colonne di un popopolare quotidiano inglese è stata una giornalista e scrittrice, Helen Kirwan-Taylor, che ha raccontato dalle colonne del Daily Mail di sentirsi tremendamente annoiata dai rituali che le neo-mamme si raccontano estasiate: andare alle feste di compleanno di altri bambini, giocare con loro, perfino raccontar loro la fiaba del prima di addormentarsi. «Non saprei dire quale di queste attività mi respinge di più», ha scritto la donna (42 anni e due figli di 12 e 10 anni) aggiungendo poi di essere «diventata una workaholic (malata di lavoro, ndr) quando i miei figli erano piccoli, perché qualunque incarico mi sembrava meno stressante di stare a casa con loro». Una cattiva mamma? Lei assicura di no: «Naturalmente amo i miei figli quanto qualunque madre. Ma trovo queste attività così noiose da accampare qualunque scusa per evitarle». Unammissione che la donna, americana da tempo in Inghilterra, ha spiegato di aver fatto soprattutto per liberarsi dal peso del terribile senso di colpa che le altre mamme le fanno pesare. Kirwan-Taylor si dice assolutamente convinta che la sua posizione non è riprovevole e, pareri di psicologi alla mano, denuncia come leccesso di attenzioni che la sua generazione di mamme tende a dare finisce per danneggiare i figli, che crescono poco autonomi.
A porre il sigillo allarticolo una frase che ha scatenato la furia del «tribunale» dei lettori anglo-sassoni: «Francamente, una volta che li hai nutriti, protetti e detto loro di amarli, i bambini staranno bene». Apriti cielo, alla redazione del giornale sono piovute centinaia di lettere. «È unegoista», è stato il commento più benevolo. Unaltra: «Prego perché i suoi figli non leggano mai questo articolo». Leco dellarticolo è rimbalzata Oltreoceano sul popolare quotidiano Usa Today, proprio in un periodo in cui la maternità è molto in voga: i magazine sono pieni di foto di star che spingono carrozzine. Il dibattito è scoppiato anche negli Usa. Qualcuno dei lettori, timidamente, ha azzardato: «Helen ha coraggiosamente toccato un tasto che colpirà i nervi di molti», per poi però concludere che la scrittrice appare «piuttosto egocentrica». Un uomo (categoria che la Kirwan ha accusato di «non essere toccata dal problema perché ha sempre un impegno di lavoro fuori casa che giustifica il fatto di non stare con i figli») arriva ad ammettere che preferisce «guardare il telefilm Csi in tv piuttosto che leggere una storia a mio figlio», ma poi si auto-flagella: «Legoismo è la mia debolezza, ci sto lavorando sopra per migliorarmi». In tutti le lettere una domanda ricorrente: «Ma allora perché ha fatto i figli?».
Una reazione comprensibile che però da sola rischia di sfuggire almeno in parte il senso della questione posta dallautrice: siamo diventati troppo bambino-centrici? Soffochiamo i piccoli con le nostre attenzioni, impedendo loro di crescere sicuri e indipendenti? Costantin, il maggiore dei due figli di Helen, ha partecipato a uno show tv e ha difeso la madre. Una psicologa ha coniato il termine Smum (acronimo per Smart, Middle-Class, Uninvolved Mother, cioè madre intelligente, borghese, non coinvolta). «Altro che noia - stigmatizza la professoressa Alessandra Graziottin, direttore del centro di ginecologia medica del San Raffaele Resnati di Milano - le donne oggi sono lacerate perché vorrebbero accudire i figli e realizzarsi anche negli altri aspetti della vita. A volte il senso di inadeguatezza che si prova spinge non tanto ad accudire troppo i figli quanto a viziarli. Ma i bambini hanno bisogno di sentire vicini i genitori.
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