Cronaca locale

Mamme preoccupate: «Stranieri in classe? Sì, ma con il permesso»

I genitori: «Bisogna garantire la sicurezza ma i piccoli non vanno discriminati»

Non sono in allarme per la presenza di bimbi stranieri nelle classi dei propri figli. Ma su una cosa sono certe: occorre garantire la sicurezza e il rispetto delle regole. Quindi, bando a ogni forma di discriminazione, ma il permesso di soggiorno è necessario.
Le mamme di Milano sono abituate alla presenza di tanti piccoli extracomunitari nelle scuole, « nostri bambini - dicono - hanno più amici immigrati che italiani». La diffida del ministro dell’Istruzione Fioroni al Comune, quindi, non le sorprende più di tanto: «Quando ci sono di mezzo i bambini non si possono fare discriminazioni - spiega Manuela, intenta a riportare a casa la sua bimba -. Penso non sia opportuno togliere ai più piccoli la possibilità di imparare e così inserirsi nella nostra società. Ma se le famiglie non hanno il permesso di soggiorno vivolo al di fuori della legalità. È un problema del quale occorre prendere atto».
Siamo in piazza Santissima Trinità, zona Paolo Sarpi, di fronte all’omonima scuola di infanzia comunale. Un istituto che, data l’ubicazione, accoglie un elevatissimo numero di bimbi stranieri. «Siamo nel cuore del quartiere cinese - afferma una delle responsabili -, ma rispettiamo alla lettera la legge. Da noi non ci sono clandestini».
Da queste parti i genitori italiani hanno imparato da tempo a convivere con cittadini di etnie diverse. Nessun problema ad accettarli, dunque, a patto che si rispettino le regole, si garantisca la sicurezza dei bambini e non si tolga posto ai figli degli italiani, e degli immigrati regolari, che lavorano e hanno bisogno dell’asilo. «Finora non mi ero posta il problema se fosse giusto o meno assicurare il posto a bambini senza il permesso di soggiorno togliendolo ai cittadini che lavorano - confessa Nadia, mamma di due bimbi piccoli -. Ora dico che non penso sia giusto. D’altra parte mi dispiace anche per gli extracomunitari. Che però, a differenza di noi italiani, fanno comunità e riescono a organizzarsi meglio in caso di bisogno».
Alessandra parla, invece, di un problema di strutture: «Se ci fosse posto per tutti non avrei alcun problema. L’asilo è uno strumento attraverso il quale favorire l’integrazione degli stranieri». Purché sia garantita la sicurezza.
«Se i bambini non hanno il permesso di soggiorno - riflette Stefania - vuol dire che non ce l’hanno neanche i genitori. In questo caso potrebbe essere difficile controllare chi sono, da dove vengono, cosa fanno. Quella dei clandestini è una questione più ampia. In generale, comunque, non ho alcun problema rispetto ai bambini extracomunitari».
Dello stesso parere anche Antonia: «La presenza di stranieri nella classe di mio figlio non mi crea alcun disagio. Ma è chiaro che occorre garantire la sicurezza di tutti. Sinceramente, l’idea che a frequentare l’asilo siano figli di clandestini mi preoccupa un po’».
Conclude Elisabetta, mamma di una bimba: «Ben vengano gli stranieri, purché siano in regola. Del resto abbiamo a disposizione tante moratorie che permettono di regolarizzare i lavoratori stranieri. A parte questo, non ho problemi.

Mia figlia Greta ha più amichetti stranieri che italiani».

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