Economia

Manager in rivolta Ma Sawiris garantisce la crescita in Italia

da Milano

Acque agitate a Wind. I rapporti del magnate egiziano Naguib Sawiris, che ha comprato dall'Enel la maggioranza dell'operatore di telefonia, si sarebbero fatti tesi non solo con il numero uno Tommaso Pompei (che non verrebbe riconfermato nella sua attuale carica), ma con tutto il management di Wind. Alla base dei dissapori, secondo indiscrezioni, ci sarebbero cambiamenti di strategia che non sarebbero stati concordati al momento dell'accordo preliminare per la cessione dell'operatore di telefonia (il closing dell’operazione è previsto nei prossimi giorni). In particolare, Sawiris starebbe puntando a trasferire alcune attività nella sede del gruppo Orascom in Egitto al Cairo e a dismettere alcuni asset considerati non redditizi come l'attività di telefonia fissa non a banda larga. Una mossa che priverebbe però Infostrada di una buona fetta dei propri ricavi, che provengono proprio dalla telefonia fissa low cost. «Ci sono tutte le garanzie per una crescita di Wind in Italia e all'estero attraverso un piano industriale che prevederà investimenti in tutti i settori in cui la società è già impegnata: mobile, fisso e Internet» precisano invece fonti Enel. Secondo fonti vicine a Sawiris, i disaccordi trarrebbero origine da un incontro avvenuto nei giorni scorsi fra l'imprenditore egiziano e Tommaso Pompei in cui l'ad di Wind e il management in generale non avrebbero più condiviso alcuni dei target definiti nel piano industriale che era stato alla base delle trattative per definire il prezzo di cessione. Alcune attività verranno sì trasferite in Egitto ma nell'ambito di un processo di razionalizzazione discusso, mentre l'abbandono del segmento «consumer» della telefonia fissa per concentrarsi sulla banda larga, che garantisce margini più elevati, rientra nella politica industriale focalizzata sul recupero di redditività del gruppo. Mai in discussione, assicurano poi le fonti vicine al magnate egiziano, l'ubicazione della sede operativa di Wind, che rimarrà a Roma. Procede invece un po’ più lentamente del previsto il processo di sindacazione dei circa 9,1 miliardi necessari a finanziare l'operazione. L'interesse manifestato da alcuni fondi mediorientali ad entrare nell'operazione avrebbe richiesto ulteriori approfondimenti e verifiche ma prolungato i tempi. L'obiettivo rimane comunque di chiudere entro il 10 di agosto.

Infine la banca d'affari Goldman Sachs smentisce le indiscrezioni secondo le quali l'amministratore delegato di Wind, Tommaso Pompei, sarebbe prossimo all'ingresso nei suoi ranghi.

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