IL MANAGER

N ato a Chieti, in Abruzzo, il 16 aprile 1948, Giovanni Consorte arriva presto a Bologna dove si laurea in ingegneria chimica. Rientra in Montedison ma sull’educazione da tecnico prevale la mentalità di stratega. Dopo un veloce apprendistato alla Lega delle Cooperative, approda all’Unipol. Nel ’79 è già un dirigente della compagnia amministrata all’epoca senza infamia e senza lode. Consorte tesse la sua tela sparigliando i giochi con combinazioni inedite. La rossa Unipol finisce sotto l’ala benevola di Enrico Cuccia, il nume tutelare del capitalismo italiano. Nel 1989 Unipol riesce ad aumentare il capitale e a quotarsi in Borsa. E via Stalingrado diventa l’epicentro di un’offensiva impressionante. La Unipol fa shopping a destra e a sinistra senza curarsi del prezzo. Ma il Bonaparte di via Stalingrado non si accontenta. Nel ’96 diventa presidente e amministratore delegato del gruppo. Nel ’99 incontra il finanziere bresciano Emilio Gnutti e con lui partecipa alla scalata Telecom, con la benedizione di Massimo D’Alema. Intanto Unipol viene blindata con una costruzione societaria definita gotica. La verità è che Unipol controlla Unipol.

E che su Consorte comanda solo Consorte. Il senatore ds Lanfranco Turci lancia l’allarme contro il dilagante «bonapartismo manageriale». Che sfocia nella scalata alla Bnl finita davanti ai giudici. E alle dimissioni annunciate ieri.

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