Manca il sangue: solo 40 risposte alle 50mila lettere inviate dall’Avis

L’associazione invita a donare per aiutare gli ospedali Con il plasma dei volontari si copre la metà del fabbisogno

Milano è diventata anemica. Aumenta la carenza di sangue e diminuiscono le donazioni. La situazione peggiora, anche se all'Avis paradossalmente si sono presentate più persone ad agosto che a luglio. Ma il guaio è che il problema non è circoscritto al periodo estivo. L’emergenza sangue dura tutto l’anno e la conferma arriva dal fatto che da gennaio l’Associazione volontari italiani sangue ha inviato oltre 50mila lettere ai cittadini residenti nelle zone vicine a tre ospedali: il San Raffaele, il Niguarda e l’Istituto Nazionale dei Tumori.
Strutture costrette a lottare contro l’emorragia di sangue, dovuta al grosso numero d’interventi di alta medicina. All’invito hanno risposto solo quaranta persone. Davvero troppo poche se si pensa che gli ospedali cittadini hanno bisogno di 133mila unità di sangue e le sacche di quello offerto dai volontari sono solo 93mila. Per quelle mancanti, ai nosocomi non resta che acquistarle dalle azienda ospedaliere di altre città
spendendo per ogni unità 120 euro, come stabilito per decreto dal Centro regionale di coordinamento e compensazione per la gestione del sangue.
E così il Niguarda, il San Raffaele e l’Istituto Tumori
sono costretti ad attingere alle casse per procurarsi ben la metà del plasma necessario dagli altri ospedali della Lombardia e non solo. Come spiegano bene le tre strutture sanitarie che assieme all’Avis hanno tentato la carta della lettera inviata a domicilio dei cittadini tra i 18 e i 45 anni. Purtroppo senza successo, almeno per ora, dato che devono essere inviate altre migliaia di missive che a fine anno dovrebbero arrivare a quota 130mila. Se dovesse riconfermarsi la tendenza iniziale dovrebbero, essere circa 74 i cittadini che potrebbero rispondere all’appello.
E pensare che nella lettera si legge chiaramente che con il sangue donato dai volontari si può soddisfare soltanto metà
del fabbisogno. «Per garantire le prestazioni giornaliere - si legge - sono indispensabili 30 donatori ogni giorno, sabato e domenica compresi». Tirando le somme, ci vorrebbero quotidianamente 15 donatori in più in ciascun ospedale. Quindi quarantacinque, una cifra difficile da raggiungere se in otto mesi si è solo raggiunta quota quaranta.

E per i prossimi mesi non c’è da ben sperare, soprattutto settembre e ottobre che sono, con i primi dell’anno, i mesi in cui si fa più sentire il
bisogno di sangue. «Questo è stato un mese tragico - spiega Sergio Casartelli, presidente onorario Avis di Milano -, mancava molto sangue e il numero dei donatori è stato inferiore rispetto all’anno scorso».

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