Mancini: «Decidono Ibra o Kakà Ma il mio derby è con il Genoa»

«Non sento la rivalità col Milan, ho giocato troppi anni con la Samp. Siamo in testa, abbiamo più noi da perdere»

nostro inviato ad Appiano Gentile

Gioca Milano, il calcio di Milano, la voglia di Milano di essere grande, niente di più esaltante per una città che nel pallone ha creato la leadership: in Italia e in Europa. Il Milan ha vinto tutto fuori dei confini, ma per assurdo deve dimostrare di essere più forte della vicina del condominio calcistico. L’Inter è un bulldozer, che l’anno passato ha schiacciato per due volte anche i campioni d’Europa. Ma intanto il pedigree parla per gli altri. E quando il Milan esibirà la maglia con la scritta «il club più titolato al mondo», Mancini e i suoi giocatori dovranno guardare altrove. E, al massimo, dimostrare che le coppe servono, ma il successo nel derby è un fiore e per altri una spina. Poi c’è derby e derby. Per esempio, quello di Mancini: fatto di snobismo e di un pizzico di romanticismo.
Vero?
«Vero che il mio derby non è questo. Non ho rivalità con il Milan, come non l’avevo con la Roma quando ero alla Lazio. La vera rivalità l’ho vissuta col Genoa: ho giocato 15 anni nella Sampdoria e la sentivo di più».
Almeno ci sarà preoccupazione?
«Preoccupazione no, è sempre una partita di calcio. E fra l’altro abbiamo un bel vantaggio in classifica. Piuttosto rispetto, ma questo ci dovrebbe essere sempre».
Ci sarà più pressione perché affrontate i campioni d’Europa e del mondo?
«Non credo. Il derby conta perché si affrontano due tra le squadre più titolate al mondo. Poi capita il 23 dicembre, l’atmosfera è particolare: sarà una bella partita da giocare».
Materazzi dice che il Milan è favorito, essendo campione del mondo. D’accordo?
«Non so. Noi siamo in testa alla classifica, siamo noi ad aver più da perdere».
Sarebbe difficile applicare in questo derby la formula del terzo tempo, ovvero quei saluti cavallereschi a fine partita?
«Ormai hanno deciso che si comincerà a gennaio... In ogni caso si potrebbe fare: a Natale siamo tutti più buoni».
Difficile vivere il derby come una partita normale?
«Non può essere normale, perché è il derby: in qualunque città si giochi. Domenica abbiamo aumentato il vantaggio in classifica e questo ci dà la possibilità di avere più tranquillità. Ci sarà pressione, ma è abbastanza normale».
Però sembra che, per lei, il derby non abbia nulla di speciale...
«Non è così. Diciamo che è un derby particolare, perché rispetto al passato abbiamo un po’ di tranquillità in più. Siamo in testa alla classifica e questo ci dà forza».
Il vostro gruppo è più forte quest’anno. O lo era l’anno passato?
«Quello dell’anno passato ha vinto il campionato. La risposta andrà data alla fine della stagione. Difficile dire se l’Inter rivincerà riuscendo a far meglio. La squadra dell’anno passato ha finito vincendo, quella di quest’anno deve fare altrettanto e qualcosa di più».
Oggi ci saranno in campo Kakà e Ibrahimovic: due fra i giocatori più forti al mondo, due che vorranno dimostrare la superiorità dell’uno sull’altro. C’è il rischio che esagerino, magari facendo danno alla propria squadra?
«Sono due giocatori che possono risolvere la partita e uno di loro magari la risolverà. Non credo che li vedrò eccedere, è una partita importante, c’è tanta concentrazione. No, non faranno danni».
Proverà il tridente?
«Dipende, serve sempre molto equilibrio. Può essere una soluzione, visti gli infortunati».
Mancini, pensa di esser già entrato tra i grandi tecnici?
«Chi allena una grande squadra deve essere un grande tecnico, altrimenti non potrebbe allenarla. Ci sono tante difficoltà a condurre squadre così forti: si è costretti a vincere sempre e a sopportare grandi pressioni. Io faccio il mio lavoro perché mi piace e credo di esser abbastanza bravo».
Esiste rivalità con Ancelotti?
«No, tra me e Carlo no certamente. Semmai fra le squadre: è il bello del calcio».


Da Natale a Natale, un’immagine significativa di un anno di Inter?
«Il gol di Adriano contro l’Atalanta, proprio sotto Natale. È stata una rete importante perché eravamo contati, con tanti infortunati. L’Atalanta ci aveva messo in difficoltà. Da quel gol l’Inter è ripartita».

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