nostro inviato
ad Appiano Gentile
Scavando fra le macerie del calcio, Mancini tira fuori una frase forte. Un leit motiv che anche a Roma, per altri motivi (vedi derby, spifferi e intercettazioni telefoniche), dovrebbero tener presente. «Se i giocatori sono ancora nei giri scommesse sono deficienti con la D maiuscola. Se è vero, sono cose che non stanno né in cielo, né in terra. Stesso discorso per il doping. Parlare di scommesse è come parlare di doping». La risposta è secca, immediata, decisa con tanto di aggiunta esplicativa: «Ormai i giocatori guadagnano bene. Che senso ha scommettere? Quale il motivo? Non capisco, non ho mai capito, né capirò mai». Parola per parola, pure il discorso dellallenatore ha una lieve zoppia: allora varrebbe la pena, se guadagnassero meno bene? Ma quello era solo un modo per cercare anche una minima ragione, comunque non plausibile, e non per giustificare.
Il fruscio del calcio scommesse si è infilato sotto il portone di casa Inter: intercettazioni e pissi-pissi, pescati nei discorsi di Flachi e compagnia, hanno tirato dentro Mancini (citato per la ruggine con Novellino), Materazzi e Vieri per Sampdoria-Inter, la partita in cui lInter vinse, Novellino si arrabbiò come un matto e confermò che tra lui e il tecnico interista era solo antipatia.
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