Mancini e la mira sballata di Ibra «In allenamento non sbaglia mai»

Al patron e Adriano: «I programmi vanno rispettati sennò era inutile andare in Brasile»

Jacopo Casoni

da Milano

Il due a zero all'Ascoli, con un gol per tempo, racconta una gara mandata in archivio dai nerazzurri come la classica formalità, ma Mancini non l'ha vissuta così. «Non è stata semplice - commenta il tecnico -. Nei primi 20-25 minuti siamo stati un po' lenti e loro sono riusciti a chiudere bene gli spazi. E' stato fondamentale sbloccare la gara prima del riposo». Il cruccio del Mancio, però, riguarda quello che, a detta di molti, è l'unico difetto dell'Inter capolista: l'atavica mancanza di continuità. «Ci sono momenti in cui giochiamo benissimo, segniamo e divertiamo il pubblico. Poi, arrivano anche delle partite in cui facciamo molto meno bene. Dobbiamo puntare a mantenere uno standard alto e le premesse per poterlo fare ci sono tutte».
Dopo l'analisi della vittoria di San Siro, l'attenzione di Mancini si sposta sui singoli, con un occhio per Ibrahimovic. Lo svedese, anche contro l'Ascoli, ha regalato alcune gemme calcistiche, ma non ha trovato il gol. «Con lui non c'è nessun problema - spiega l'allenatore -. E' un giocatore che ha margini di miglioramento straordinari: vi basti sapere che in allenamento ha una freddezza sotto porta davvero invidiabile, non sbaglia mai. Il fatto è che è giovane, anche se gioca da parecchio tempo, e non ha ancora imparato che deve evitare di concedersi colpi di tacco o numeri da funambolo e pensare ad essere il più concreto possibile». Poi, si lascia andare ad un paragone importante. «Lo capisco, anch'io ero così: quando avevo 24-25 anni giocavo per lo spettacolo e i miei allenatori mi riprendevano. Poi sono cambiato e ho pensato di più ai gol, succederà anche a lui».
E Adriano? Mancini, informato della fretta di rivederlo in campo manifestata da Moratti prima della gara, non si smuove dalla sua convinzione: con l'attaccante verdeoro serve prudenza e pazienza. «Per lui c'è un programma preciso di lavoro, che durerà circa due settimane e che va assolutamente rispettato, altrimenti il suo viaggio in Brasile si svuoterebbe di significato. Le polemiche sul suo rientro? Ci eravamo parlati ed avevamo deciso che sarebbe stato via sette-dieci giorni. E' tornato dopo otto, di sua iniziativa, quindi ha rispettato i tempi stabiliti».
La gara con l'Ascoli assume un significato particolare anche per il ritorno al gol di capitan Zanetti. L'argentino non segnava da ben quattro anni: l'ultima apparizione sul tabellino alla voce marcatori risaliva al 6 novembre 2002, nel 4-3 esterno contro l'Empoli. «Era ora - commenta -: passare così tanto tempo senza fare gol non è piacevole». L'altro protagonista di giornata è Julio Cesar. Il portiere ha parato un rigore all'ascolano Fini, mettendo in ghiaccio la partita.

«E' stata una prodezza importante, in un momento delicato - commenta l'estremo difensore -. Sono bravo anche con i piedi? Ibra, quando gioco le partitelle fuori dalla porta, impazzisce: non riesce a credere che faccia il portiere».

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