da Milano
«Abbiamo avuto paura di vincere». La lealtà di Roberto Mancini rasenta lautolesionismo eppure resta il marchio di questa fabbrica Inter che mette assieme una stagione irripetibile, ma davanti allultimo bersaglio ricorda a tutti la fragilità e limponderabilità delle cose. È come se avesse ammesso che lInter ha avuto paura di vincere lo scudetto a sei giornate dal termine, come una grande squadra, così come ha dimostrato di esserlo fino a oggi. Una paura di vincere che nel primo tempo ha paralizzato tutta la squadra tranne Julio Cesar: «Brucia ha detto il Mancio -. Brucia perché in unora e mezzo abbiamo gettato via anche limbattibilità a cui tenevamo molto».
È ancora molto teso, batte lindice, muove la gamba, dice che il secondo tempo non gli è dispiaciuto, che poteva arrivare anche il vantaggio e la palla è uscita di poco: «Forse il problema è anche quello di dover tenere botta alla tensione di questi giorni, tutti ci danno già per i vincitori del campionato e noi siamo arrivati alla partita della verità con la paura e il timore di vincerla. E invece non bisognava vincerlo per forza contro la Roma, questo campionato».
Dice che non è arrabbiato con i suoi giocatori: «Perché dovrei essere arrabbiato con gente che ha disputato una stagione meravigliosa? No, le ragioni sono tante, anche quella di essere arrivati a questo punto con un po di stanchezza in più nelle gambe, e questo mi sembra abbastanza naturale. Già contro il Palermo avevo visto qualche leggerezza, però lì siamo riusciti a rimediare. Ma poi la festa... la festa... e la partita da vincere a tutti i costi...».
Adesso lincubo è passato, adesso resta da capire come si reagisce a questa ennesima tranvata: «Bisogna stare tranquilli e concentrati risponde Mancini -. Dobbiamo metterci in testa che nelle prossime sei giornate di campionato ci saranno sufficienti 6 punti. Non è facile, dobbiamo anche ricordarci che tutte le squadre che incontreremo saranno piene di motivazioni, nessuno ci regalerà niente, così come la Roma che non era qui per festeggiare».
Qualcuno gli chiede anche dei cento punti sfumati, il record dei record: «Non ci ho mai creduto molto confida -. Se arrivi a quelle altezze significa che hai già vinto il campionato con cinque o sei giornate di anticipo e a quel punto mantenere la concentrazione alta è difficile. Credo che se la Roma fosse arrivata qui con soli sei punti di distacco, difficilmente avremmo visto la stessa gara». Lnter comunque queste motivazione dovrà trovarle rapida, ha perso sette punti in tre giornate, se si ripete perde clamorosamente il titolo.
Comunque Spalletti, che ieri stava molto bene, ha confortato Mancini: «Ogni festa rimandata è un buon segnale, perché, poi, quando la si celebra veramente, fa molto più rumore». Mancini lha guardato come si guarda un guastafeste.