da Catanzaro
Ennesimo terremoto giudiziario per la Calabria. Sono in tutto 96 le persone coinvolte nellinchiesta della Dda di Catanzaro conclusa con larresto di 12 persone tra cui Dioniso Gallo, attuale consigliere regionale dellUdc e vicepresidente della commissione regionale Antimafia della Calabria.
Gallo, posto agli arresti domiciliari, è indagato per scambio elettorale politico-mafioso. Secondo laccusa, «lex assessore regionale Gallo, in occasione delle ultime elezioni regionali del 3 e 4 aprile 2005, veniva in stretto contatto, per il tramite di suo cognato Michele DAlfonso, con la cosca mafiosa facente capo alla famiglia Maesano, allo scopo di procurarsi voti in occasione delle consultazioni elettorali». Sempre secondo lordinanza di custodia cautelare, la cosca «prometteva tutti i voti che poteva vincolare» e «per il tramite di Gallo è riuscita a condizionare l'attività di enti e amministrazioni pubblici». In particolare sarebbe finito sotto il controllo del clan della Ndrangheta il villaggio turistico Praialonga. Altri sette i politici indagati: il sindaco di Botricello, Giovanni Puccio (Ds), suo fratello Giuseppe Puccio (Prc), assessore allo Sport della Provincia di Crotone, il cugino, Antonio Puccio, assessore allUrbanistica del comune di Botricello, Antonio Megna (Udeur), assessore della Provincia di Crotone alle Politiche sociali, Lucio Cosentino, consigliere provinciale Ds di Crotone, Giuseppe Bevilacqua, ex segretario provinciale di Crotone (Prc), Raffaele Vrenna, presidente degli industriali crotonesi e vicepresidente di Confindustria Calabria, presidente del Crotone Calcio. Mentre da molte parti politiche sono arrivati attestati di solidarietà a Dioniso Gallo, il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero ha commentato sconsolato: «Verrebbe voglia di gettare la spugna, non sembra esserci modo di spegnere lincendio che devasta la Calabria».
Intanto da Roma arriva la notizia che il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha disposto linvio degli ispettori alla Procura di Locri per verificare le cause dei ritardi nelle indagini sulle denunce presentate dallex vicepresidente della Regione Francesco Fortugno, poi ucciso il 16 ottobre 2005.
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