Numero uno, quasi mai un numero perfetto, anche a rigor di realtà non solo di aritmetica. Numero uno è chi sta davanti, ma in questo caso sta dietro. Numero uno è quello che ti porta avanti, ma in questo caso ti evita di andare indietro. Il numero uno è quello dal discorso facile, ma nel caso specifico qui si arriva più spesso alle urla (in area) che ai discorsi (allaria). Stavolta lItalia dei numero uno non è quella che pensate voi. Meglio non far nomi. Numero uno, per definizione di maglia, è il portiere. E se guardate i tabellini di Champions, o le partite, capirete che siamo tornati patria di portieri, italiani o esteri ma sempre numeri uno. La storia di questa Europa ci sta dicendo che sono tornati a contare come i goleador.
Ecco, ma poi si passa dai numeri uno al numero zero che sta nella tabella dei cannonieri, razionati al massimo. LItalia del pallone è questa: grandi difese e piedi spuntati. Ce ne siamo accorti anche in campionato. Verrà un colpo ai pedanti filosofi del gioco dattacco: se non vai avanti, sei nessuno. Vero, il Milan non ha fatto gran figura davanti al maramaldeggiare del Barcellona, fra laltro la squadra che ha segnato più reti. Ma la sua è stata una splendida partita difensiva. Anche questo è calcio. E in questultimo turno di Champions non vi siete forse esaltati per le parate dei portieri? Morgan De Sanctis è diventato il quarto tenore di Napoli, anche se linteressato ieri si è ritratto dal palcoscenico. Gli basta la magia napoletana, come ha raccontato: «Da due anni e mezzo sto vivendo una esperienza magica a Napoli e la dedico a questa città. A 34 anni voglio fare qualcosa dimportante». Intanto ha parato un rigore al Bayern che gli ha detto: la corsa continua. E gli ha garantito lX Factor.
E che dire di quelle due paratone di Christian Abbiati, non cè milanista che mercoledì non abbia visto nel pelatone il migliore in campo a scapito dei gol di Ibra e Boateng. Senza quei due interventi, chissà.... Se Ibrahimovic ha detto di non aver mal di pancia, Abbiati non avrà più il mal di testa di una carriera cominciata nello splendore di uno scudetto insperato e che ha rischiato di finire nel grigio delle incertezze. Forse sarà laria di Milano, ma la storia dei portieri ha qualche similitudine: inizi di avventura sfolgoranti, poi momenti di decadenza. Ed ora eccoli di nuovo a tener la squadra in piedi. Questanno Julio Cesar è partito commettendo un errore a partita, alternato a buone parate. La dirigenza aveva avuto dubbi la scorsa stagione, ha ricominciato questanno. Poi, negli ultimi match, Julio è rifiorito in interventi da gattone santificatore. Sarà stato lo choc per la classifica di campionato? Non da retrocessione, per carità. Solo inquietante.
E lEuropa conferma tutto il bene sul gruppo mani doro: le squadre nostre hanno la miglior media gol subiti fra le grandi nazioni, anche se il Real di Mourinho è la squadra difensivamente più salda (0 reti subite). E qui cè da immaginare inginocchiamenti interisti davanti allimmaginetta.
Di contro i nostri re del gol se la prendono comoda. Pur con un paio di distinguo: Ibrahimovic (2 gol su 2 partite) e Pazzini e Cavani (2 su 3) tengono allegramente botta. Paz centellina reti, ma fa vincere sempre. Ibra ha voluto smentire incomprensioni. «Al Milan sto bene, sono contento, e faro di tutto finché sarò qui. Vi sembro uno con il mal di pancia? Però quel gol mi è servito: da tanto non segnavo in azione». E la sua tendenza Champions sta cambiando: prima da mal di pancia, ora da souvenir (6 gol in 10 partite, contro i 6 in 22 partite con lInter). Ma al di là di lor signori e con Berlusconi che attende Pato come un secondo Messia, la media reti delle squadre è proprio made in Italy: leggi campionato pieno di 0-0.
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