Le mani dell’Unione sulla scuola per burocrati

Gian Maria De Francesco

da Roma

Trasformare la formazione del personale degli enti pubblici in una replica della vecchia scuola quadri del Pci alle Frattocchie. È questo il prossimo obiettivo dello spoil system dell’Unione.
L’intento, almeno sulla carta, è nobile: unificare due istituzioni come la Scuola superiore della pubblica amministrazione (Sspa) e il Formez per dare vita a un organismo di dimensioni maggiori: la Scuola nazionale delle amministrazioni pubbliche. Il modello è l’Ena, la scuola di alta formazione dei superburocrati francesi dalla quale sono usciti i presidenti Jacques Chirac e Valéry Giscard d’Estaing. In pratica, si tratterebbe di affidare la direzione di questo nuovo istituto al diessino Franco Bassanini, non ricandidato al Senato e in attesa di una compensazione. Allo stesso tempo, sarebbero sollevati dal proprio incarico sia il presidente del Formez, Carlo Flamment, che il direttore della Sspa, Angelo Maria Petroni (il consigliere Rai che continua a far pendere la bilancia del cda a favore del centrodestra).
Il progetto è ancora di là dall’essere operativo perché farà parte del ddl di semplificazione che il ministro della Funzione pubblica, il diessino Luigi Nicolais, dovrebbe presentare a breve a Palazzo Chigi prima che si avvii il consueto iter parlamentare. Le finalità appaiono evidenti: sottoporre la pubblica amministrazione a un controllo politico con la nomina di un ex parlamentare per un incarico ricoperto da personalità collaterali ma non protagoniste della vita dei partiti. L’ipotesi di una superscuola della P. A. guidata da Bassanini è contigua a quella di un avvicendamento tra l’attuale presidente dell’Aran (l’agenzia che si occupa dei contratti di lavoro dei dipendenti pubblici), Massimo Perna, con Massimo Massella Ducci Teri. Perna, nominato dall’ex ministro Baccini, dovrebbe lasciare il proprio posto a un candidato vicino sia al Dl Tiziano Treu che alla Cisl.
Una manovra di accerchiamento a largo raggio che non ha lasciato indifferenti né i diretti interessati né la Casa delle libertà. «L’eventuale fusione con la Sspa - ha dichiarato il presidente del Formez Carlo Flamment - appare di difficile attuazione e avrebbe costi altissimi in termini finanziari sul bilancio dello Stato. Infatti circa 70 milioni di euro all’anno dell’attività del Formez sono oggi pagati dai committenti per progetti di servizi». La natura dei due istituti è infatti diversa: la Sspa è un ente pubblico che cura la formazione dei dirigenti, mentre il Formez è una spa controllata dallo Stato che si occupa di fornire assistenza tecnica alle amministrazioni locali. Quest’ultimo si regge sulle proprie gambe e dei 107 milioni di euro di budget 2006 solo 21,6 milioni provengono da contributi statali, mentre la parte restante è frutto di convenzioni.
Irritato l’ex ministro della Funzione pubblica, Mario Baccini (Udc). «Si parla tanto - dice - di terzietà della pubblica amministrazione e poi la selezione dei dirigenti viene affidata a un politico. Non vorrei che si arrivasse a un punto tale da considerare l’iscrizione ai Ds un prerequisito per l’accesso ai corsi-concorsi». Fermo restando il rispetto per la figura politica di Bassanini (autore di leggi di riforma del settore), aggiunge il senatore, «siamo ben oltre lo spoil system con l’appropriazione diretta del sistema della P. A. da parte della politica».
Gaetano Quagliarello (Fi) ha presentato un’interrogazione al premier Romano Prodi chiedendo spiegazioni tanto sul progetto di accorpamento, contrario alle migliori tecniche di formazione che prevedono una separazione di competenze, quanto sulla scelta di Bassanini, «esponente politico dalla militanza marcata».

Secondo l’esponente azzurro, la fusione potrebbe rivelarsi «uno strumento per porre sotto tutela politica» Sspa e Formez. «Se si unisce l’egemonia politica a quella culturale - conclude Quagliariello - si è a un passo dal regime».

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