Mani sulla bocca per difendersi dalla televisione

S i può capire la prima volta. La prima volta accadde a Roma, nella notte, difficilissima, del derby 2004 sospeso all’Olimpico per l’irruzione sulla pista dei tifosi in rivolta a causa di un presunto incidente mai accaduto. L’arbitro di turno, Rosetti, e l’allenatore della Roma in carica, Fabio Capello, in conversazione telefonica con il presidente della Lega dell’epoca Galliani, parlarono con la mano davanti alla bocca. Era una forma di protezione: non volevano si potessero poi decriptare le espressioni indirizzate agli autori del gesto. Non erano di certo affettuose. E i destinatari non hanno fama di fair-play.
Si può capire la prima volta, allora. Ma ora è diventata una moda pittoresca. Bastava, ieri pomeriggio, sintonizzarsi con il derby di Genova per assistere a una striscia di curiosi siparietti. Cassano, sempre lui, questo Giamburrasca diventato abilissimo nelle perfomances televisive, segnala al suo allenatore il fallo di mano commesso da un genoano e Mazzarri gli risponde con le mani davanti alla bocca. Curioso, d’accordo. Poi succede ancora che Cassano, con la stessa tecnica, discuta, in modo animato ma composto, con l’arbitro della sfida Rizzoli, impedendo di farsi leggere il labiale. Mano davanti e via. L’aspetto divertente della vicenda è che il fischietto bolognese, nel replicare ad Antonio, non ha cura di proteggere la propria privacy e anzi risponde chiaro ed esplicito, tutti possono ascoltare e decifrare. Non si stupisce, anzi la considera una difesa quasi naturale dall’invadenza delle televisioni.


Cassano si comporta così, altri suoi colleghi, ignari della realtà, continuano a farne di tutti i colori, come a Napoli, scene da saloon all’intervallo tra Zalayeta e Piccolo. Fate tutti come Antonio: mani in tasca, o al massimo davanti alla bocca.

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