Il Tar ha bocciato l’ammissione della lista Pdl della provincia di Roma per le elezioni regionali nel Lazio. I giudici amministrativi quindi hanno ritenuto ininfluente il decreto salva liste varato dal governo e firmato dal Presidente della Repubblica, che dei giudici è anche il capo. Tutto finito dunque per il Pdl laziale? Probabilmente sì, ma non è detto. Oggi la Commissione elettorale romana potrebbe riammettere la lista in forza dello stesso decreto, ma la sua decisione rischia di essere successivamente annullata, su richiesta della sinistra, dallo stesso Tar. Il quale però potrebbe essere smentito dal ricorso che il Pdl si appresta a fare al Consiglio di Stato, ultimo grado della giustizia amministrativa. Ma quest’ultimo dovrebbe altresì tener conto dell’eventuale verdetto, ammesso che arrivi in tempo, della Corte Costituzionale alla quale si sono rivolte le giunte (di sinistra) di Lazio e Piemonte per fare dichiarare illegittimo il decreto governo-Napolitano.
Governo contro giudici, giudici contro burocrati, burocrati che smentiscono giudici e Quirinale. Una commedia all’italiana, un vero manicomio. Chi ci capisce qualche cosa è bravo. L’unica cosa certa è che è in corso un accanimento feroce contro il primo partito del Paese. Visto che non riescono a farlo fuori nelle urne, ci provano, tanto per cambiare, per via giudiziaria. È bastato che il Pdl scoprisse un piccolo nervo che gli avvoltoi lo hanno agguantato e ora, con gli artigli piantati, non lo mollano più. Ricorsi, carte bollate, picchettaggi, piazze mobilitate, sputtanamenti di tutti, capo dello Stato compreso: la sinistra accecata dall’odio non si ferma davanti a nulla. La legge è uguale per tutti, tuonano. Appunto. Ma oggi (vedi tabella a fianco) vi dimostriamo, documenti alla mano, che così non è. Per identici errori formali nella presentazione delle liste i giudici hanno respinto le firme per Roberto Formigoni e passato quelle per il candidato Pd, Filippo Penati. Non solo.
Come vi dimostriamo a pagina 3, i giudici sono indipendenti ma hanno le loro, diciamo così, simpatie. Nell’ufficio della magistrata romana che non ha accolto le liste Pdl c’è una grande fotografia di Che Guevara.
Non è reato ma, siamo uomini di mondo, qualche cosa vorrà pur ben dire. È evidente che qualcuno si sta impegnando perché non tutti gli italiani che lo desiderano possano votare Pdl. Che poi è proprio quello che da anni volevano i democratici Bersani, Di Pietro e amici, togati e no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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