Manifesti anonimi contro le toghe rosse Insorgono i giudici

MilanoImpossibile non notarli. Sfondo rosso, scritta bianca a caratteri cubitali. E uno slogan come un pugno nello stomaco: «Via le Br dalle Procure». Nessuna firma, nessuna indicazione dello stampatore. Compaiono l’altro ieri sui muri di Milano, e scatenano un putiferio. Perché un conto è la polemica contro i magistrati più o meno di sinistra, altro paio di maniche è accusare le Procure di ospitare al loro interno esponenti delle Brigate Rosse. La conseguenza inevitabile è una sollevazione da parte del centrosinistra, dei magistrati ma anche del centrodestra: che, chiamato in causa da alcuni come «mandante morale» dei poster, ne prende invece decisamente le distanze.
A rivendicare la paternità dell’operazione è, nel pomeriggio, un non meglio identificato movimento «Dalla parte della democrazia», che attraverso un indirizzo internet anonimo sostiene che si è trattato semplicemente di una «provocazione» come certi manifesti pubblicitari di Oliviero Toscani. Ma ormai il caso è scoppiato. E infatti per dare nome e cognome agli autori della bella pensata sta lavorando in queste ore la Digos di Milano. Nei giorni scorsi erano apparsi altri manifesti con la stessa grafica, anch’essi indirizzati contro la magistratura ma con toni decisamente più blandi. Ieri, invece, il parallelo giudici-terroristi fa scattare l’indignazione generale.
Il primo a sollevare il caso è, prima di pranzo, il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, che i manifesti se li è trovati sulla strada per venire in ufficio: «Rammento che a Milano le Br in Procura ci sono state davvero, per assassinare magistrati», scrive in un comunicato. A quel punto parte l’ondata, con il Pd che accusa il centrodestra, «i manifesti sono un atto di regime», «il loro intento è chiaro e anche la parte dalla quale stanno». Ma subito dopo arriva Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl a Montecitorio, a sancire l’isolamento degli autori dei manifesti: «Del tutto sbagliati», li definisce. E l’eurodeputata Margherita Boniver va giù ancora più pesante: «Trovo assolutamente inaccettabile sotto qualsiasi profilo, il demenziale manifesto milanese che inconsapevolmente evoca il martirio di numerosi magistrati caduti sotto il piombo delle Br. Un’azione che condanno fermamente». Anche l’Anm, con il presidente Luca Palamara, interviene e definisce i manifesti «indegni di un Paese civile».
Ma la presa di distanza del Pdl non impedisce che, per tutta la giornata, dallo schieramento opposto si continui a indicare nella campagna berlusconiana contro le «toghe rosse» l’origine del delirante manifesto.

Se la Cgil si limita a definire «fatto rischioso e sconcertante» la comparsa dello slogan, l’Italia dei Valori - per bocca del capogruppo a Montecitorio, Donadi - indica senza mezzi termini il presidente del Consiglio come il vero colpevole: «Chi li ha affissi è stato influenzato dal clima d’odio seminato da Berlusconi nei confronti della magistratura, dalla sua guerra personale contro i giudici che sta portando allo sfascio delle istituzioni. Berlusconi, che aveva paragonato la loro azione a quella delle Brigate Rosse, è il mandante morale di questa vergogna».

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