Manifesti azzurri sugli scontri «fatti a pezzi» in tutta Milano

Sui poster le foto del sabato violento. Casero (Forza Italia): «Riceviamo pesanti intimidazioni da settimane»

Gianandrea Zagato

Rivedere affisse sui muri quelle immagini dei bravi ragazzi della sinistra che bruciano Milano, be’ è stato come un pugno allo stomaco. Memoria di troppo per il centrosinistra, evidentemente. E così nottetempo centinaia di manifesti formato settanta-per-cento che, firmati da Forza Italia, immortalano le gesta dei «prodi autonomi» sono stati strappati, distrutti o taroccati.
È accaduto lungo i Navigli ma anche alle spalle di Sant’Ambrogio, nelle adiacenze dell’Università Bocconi ma pure a due passi dalla stazione Centrale e, ancora, in zona Niguarda, Padova, San Siro, Quarto Oggiaro e giù sino alla Barona e al Ticinese. Azione organizzata che ha interessato corso Buenos Aires e le vie adiacenti, naturalmente. «Manifesti di Forza Italia che sopra le foto delle distruzioni avevano una scritta a caratteri cubitali “basta no global!”» annota Antonio Verro: «Contro le violenze, come quelle di sabato scorso, non possono bastare le parole scontate e ipocrite di condanna degli atti di violenza. Parole dettate da quella sinistra che da sempre è il brodo di coltura dei centri sociali. Violenza subita anche da noi, da Forza Italia con questa distruzione dei manifesti. Ragione per chiedere, a questo punto, che Romano Prodi, Massimo D’Alema e Fausto Bertinotti ci esprimano la loro solidarietà». Richiesta rimasta lettera morta, aggiunge Luigi Casero: «Non è più tollerabile che da parte delle sinistre non giungano attestati di solidarietà e di condanna per quanto sta accadendo».
Da settimane, continua il commissario cittadino degli azzurri, «Forza Italia è oggetto di intimidazioni pesanti e atti di vandalismo, non solo la distruzione e l’incendio di alcuni gazebo. Ora anche lo strappo dei manifesti elettorali per cercare di far tacere il libero esercizio democratico del nostro partito». Situazioni che non provocano però nessun gesto concreto dall’Ulivo, «i leader della coalizione di Prodi e anche l’ex prefetto Bruno Ferrante sono più impegnati a conquistare i voti dei violenti e della sinistra più radicale piuttosto che difendere le regole della civiltà e della democrazia».

Commento di chi, osserva Guido Podestà, si aspettava da parte della sinistra «l’impegno a isolare i violenti e condannare senza ambiguità quelli che sostanziano i gruppi violenti ed eversivi, come certi esponenti no global candidati nelle file dell’Unione». Attesa andata delusa, insieme a quei manifesti strappati dai muri perché immortalano l’agguato dei «prodi autonomi» ai danni dei milanesi.

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