Manifesti dagli occhi a mandorla raccontano il Giappone di oggi

Grande e suggestivo impatto visivo nella mostra di 65 artisti grafici a Palazzo Ducale fino al 21 agosto

Manifesti dagli occhi a mandorla raccontano il Giappone di oggi

Carla Valentino

Capelli neri lunghi e lisci, frangia che nasconde quasi del tutto gli occhi a mandorla, labbra rosse: un’aggressiva giapponesina stringe tra i denti una cravatta. Sembra invece uscito dal mondo dei cartoni animati il pesce che nuota placidamente, sfoggiando un tripudio di colori, viola,verde, giallo e turchese. Il campione di nuoto, poi, è fotografato nell’atto di avanzare verso di noi in tutta la potenza delle bracciate a farfalla, che suscitano vortici d’acqua e di schiuma.
«Manifesti d’artista. 1955- 2005», una delle quattro sezioni che compongono la mostra «Giappone. L’arte del mutamento», curata da Gian Carlo Calza e in corso a Palazzo Ducale, piace al pubblico - e in particolare ai giovani - proprio per l’immediatezza e l’efficacia del suo linguaggio universale. Caratteristiche che Masuteru Aoba, uno dei grandi nomi presenti nella rassegna, sottolinea con un proverbio suggestivo: «I manifesti sono più veloci della penna e la penna è più potente della spada».
Alla forza dell’impatto visivo contribuiscono anche la sorpresa e il fascino del tocco esotico. Perché i sessantacinque artisti grafici che hanno creato i seicento manifesti esposti sono figli della raffinata cultura del Sol Levante, un paese moderno dalle radici antiche, con un alto livello medio di istruzione. Le opere spaziano dalla comunicazione commerciale (come per l’industria di cosmetici Shiseido, le sigarette Gitanes, i grandi magazzini) ai temi dell’ambiente, delle arti e del teatro, dello sport e della pace.
Ammirare questi poster significa ripercorrere, attraverso gli occhi degli artisti, i momenti più significativi delle trasformazioni vissute dalla società giapponese negli ultimi 50 anni. Emergono infatti continui richiami all’economia, alla storia, agli eventi di un paese uscito in ginocchio dalla seconda guerra mondiale, con la sconfitta delle ambizioni espansionistiche, la ferita del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, l’umiliazione del territorio occupato. Poi la rinascita, la ricostruzione, l’ascesa industriale e finanziaria, l’orgoglio di rappresentare una nuova potenza sulla scena internazionale.
L’assorbimento dei modelli grafici occidentali, rielaborati attraverso l’eredità di un’originale tradizione artistica, conferma ancora una volta l’attitudine dei giapponesi ad imparare il nuovo da altri popoli senza dimenticare i loro valori, integrando quanto appreso nella propria sensibilità culturale, in modo creativo. Il risultato sono opere di grande effetto, con in più qualcosa che viene da lontano: il gusto decorativo dell’immagine stilizzata, l’armonia dei colori, la nitida grazia con cui si rappresentano fiori, piante, animali, paesaggi, volti dai tratti inconfondibilmente orientali. Spesso, come nella pittura classica giapponese, i colori riempiono i contorni in modo uniforme, senza chiaroscuro.
Nell’altra sezione della mostra dedicata al Sol Levante e intitolata «Stampe e dipinti Ukiyoe» (l’arte del mondo fluttuante) non mancano esempi che anticipano di secoli alcuni aspetti della grafica moderna. Un’antica familiarità che continua ad esprimersi anche oggi attraverso la consuetudine di organizzare in Giappone mostre di grafica esclusivamente culturali, oltre a quelle di tipo pubblicitario.

E la rassegna di manifesti al Ducale conferma che il messaggio riesce a sprigionarsi sempre incisivo, sia che persegua obiettivi commerciali sia che miri alla comunicazione pura.
La mostra «Giappone. L’Arte del mutamento» prosegue fino al 21 agosto a Palazzo Ducale, tutti i giorni dalle 9 alle 21, escluso il lunedì.

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