Cinque idiomi per uno slogan. «Milly Moratti è la vera alternativa» tradotto in francese, inglese, spagnolo, arabo e cinese. Messaggio multilingue ideato dallo staff della candidata alle primarie dellUnione, che si prepara a inondare Milano di manifesti sei-metri-per-tre. Diciotto metri quadri firmati da Oliviero Toscani e manifesti cento-per-ottanta con una speranza: portare alle urne anche gli stranieri residenti in città da più di tre anni.
Tentativo che laspirante sindaco illustra così: «Bisogna riavvicinare la gente alla politica. E questultimi giorni di campagna si baseranno soprattutto sul contatto con la gente». Spiega ufficiale con incluso unamaro retroscena per il centrosinistra: che tra undici giorni, il 29 gennaio, non ci sia unalta partecipazione al voto. Rischio già messo nel conto con la scelta di «non aver voluto dare un carattere unitario alle iniziative per le primarie» come sottolineato da Paolo Cagna Ninchi, coordinatore della campagna di Dario Fo. Ragione in più, dunque, per dare corpo e sostanza a una velenosa soluzione: portare ai seggi anche gli stranieri. Giochino con la scusa dellapertura culturale ad uso e costume di chi notoriamente ha una certa difficoltà nel maneggiare grammatica, sintassi e consecutio temporum. E con tanto di promessa che nel futuro di Moratti (Milly) sindaco cè un assessorato per Dario Fo - quello della Cultura - e cè la volontà politica di dire «no» alle infrastrutture, dalla Gronda Nord alla realizzazione di edilizia convenzionata lungo il perimetro del parco agricolo sud. «No» esteso anche ad altri «progetti-mostro come la città della moda, lex polo fieristico» dove Milly Moratti reclama il consenso degli altri tre competitor.
Pacchetto che la candidata «alternativa» completa con «un tavolo internazionale permanente per la pace» che coinvolgerebbe anche organizzazioni come Emergency.
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