Mano dura Ahmadinejad canta vittoria: «Sconfitti i complotti dei nemici»

SCONTRI Ieri altri 10 arresti. Formate le prime corti marziali. Londra studia rappresaglie

Il dissenso impaurito e incatenato tace. Il presidente Mahmoud Ahmadinejad canta vittoria. Gli inquisitori preparano la grande repressione. A Teheran, 19 giorni dopo il voto, tira aria di restaurazione. Il primo a rallegrarsene è Ahmadinejad, confermato presidente dal verdetto del Consiglio dei Guardiani che ha definitivamente spazzato via il sospetto di truffe elettorali.
«I complotti orditi dai nemici decisi a rovesciare il sistema sono stati sconfitti, le elezioni sono state un referendum per la Repubblica islamica», dichiara entusiasta il presidente parlando davanti ai membri del ministero dell’intelligence. In quel ringraziamento c’è tutta la baldanza del regime. Un regime già pronto a issare sulla forca o a sbattere in galera chi ha avuto l’ardire di contestare i brogli. A imporre la pena capitale e le altre durissime sanzioni - evocate durante la preghiera dello scorso venerdì dall’ayatollah Ahmad Khatami - ci penseranno i tribunali speciali. La designazione dei magistrati e la formazione delle corti è già stata ordinata dal capo del potere giudiziario ayatollah Mahmoud Hashemi Shahrudi, ora bisogna solo attendere processi e sentenze.
In questo clima anche Mir Hossein Moussavi sembra aver perso l’iniziativa. Minacciato, tenuto sotto pressione dai servizi di sicurezza, privato dei suoi collaboratori finiti in gran parte in carcere l’ex premier continua sostenere la necessità di un nuovo voto, ma sembra incapace di organizzare nuove significative proteste, anche se ieri per le strade di Teheran tra polizia e manifestanti si sarebbero verificati nuovi scontri. Secondo alcuni blogger, dieci persone sono state arrestate.
Così mentre l’opposizione tira il fiato la comunità internazionale studia come mettere all’angolo il regime. I più attivi sono gli inglesi. Accusati di aver fomentato la rivolta sono stati «puniti» con l’espulsione di due diplomatici e l’arresto di cinque iraniani dipendenti dell’ambasciata. Ora meditano la rappresaglia.

«La Gran Bretagna lavorerà a stretto contatto con i suoi alleati per raggiungere una posizione comune», ha detto ieri il ministro degli Esteri David Miliband. «L’insediamento del presidente iraniano è fissato per il 26 di luglio. Nelle prossime tre settimane lavoreremo con i nostri partner per trovare una posizione unitaria».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica