Roma Adesso Pier Luigi Bersani teme di soffocare: l’abbraccio prefigurato da Antonio Di Pietro durante il secondo giorno del congresso nazionale dell’Idv è di quelli da far paura. Già, perché Tonino fa sul serio e annuncia la svolta: «Noi siamo la più seria e determinata opposizione ma non voglio aspettare che Berlusconi vada in pensione - arringa i suoi di fronte al capo del Pd in prima fila -. Come dice il mio amico Pier Luigi, di opposizione si muore. È il momento dell’alternativa». E l’alternativa è una mano tesa ai democratici che però potrebbe far loro molto male. Bersani rischia infatti di essere risucchiato nel giustizialismo più radicale, spaccandosi le ossa e rompendo ogni spiraglio di dialogo con la maggioranza.
Peggio: qualsiasi micro-intesa con i centristi dell’Udc sarebbe vista da Di Pietro come vero e proprio fumo negli occhi perché, come ripetono in molti, «l’Udc è sinonimo di Totò Cuffaro. Uno con cui si può fare solo il patto del cannolo». Sebbene eviti di chiamarlo giustizialismo, l’ex Pm di Mani pulite lo dice chiaro come la pensa: «Berlusconi? Lo voglio buttare a mare, lo affido ai magistrati»; «C’è chi va con i carabinieri e chi con le escort e gli stallieri»; «Stando all’opposizione è facile avere le mani pulite ma governando ci vuole coraggio. Noi taglieremo le mani a chi se le sporca». La platea applaude, alza le braccia, esulta.
Poco prima ci aveva pensato il superconsulente Gioacchino Genchi a titillare i sentimenti più antiberlusconiani della pancia del partito, sostenendo la bislacca tesi del complotto a proposito dell’aggressione di Milano al premier. Non pervenuta la reazione del capo Pd. Bersani ascolta le aperture dell’ex Pm con un po’ d’imbarazzo: un’alleanza di ferro con Tonino lo trascinerebbe verso un terreno pericoloso. Meno credibile agli occhi della piazza e del popolo viola, il Pd rischierebbe di dare ulteriore sangue all’acerrimo alleato. Inoltre le viscere dell’Idv sono molto più in sintonia con Vendola, la sinistra radicale e i grillanti che non con la fredda nomenklatura piddina. Ne è una prova l’ovazione tributata a Nichi Vendola appena Tonino lo nomina: «Devo fare i complimenti a Nichi per come ha...». Il resto della frase non si capisce perché sovrastata dal boato della sala, in piedi a scandirne il nome «Ni-chi, Ni-chi, Ni-chi!». E poi il nodo Vincenzo De Luca, candidato piddino alla Regione Campania con la grana di un processo sul groppone per truffa e corruzione. Di Pietro, in realtà, ha già deciso di appoggiarlo ma «mica possiamo ingoiare il rospo e basta». Così, pianta una serie di paletti: trasparenza a 360 gradi, piazza pulita delle nomine precedenti, dimissioni in caso di condanna.
Le platea va in visibilio e c’è chi alza il libretto rosso di Borsellino, convinto di essere il cane da guardia della trasparenza. Di Pietro ha deciso cosa fare anche in Campania: appoggio all’uomo del Pd. De Luca viene trascinato sul banco degli imputati per un processo farsa in cui il verdetto è già scritto: assolto.
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