Il manovale lasciò moglie e figli con il sogno di diventare impresario

Nel suo passato, oltre la storia dello stupro, anche liti familiari. Suo fratello gemello, colpito da un proiettile, è su una sedia a rotelle

Gaetano Ravanà

da Agrigento

Il coinvolgimento di Mario Alessi nella vicenda del rapimento del piccolo Tommaso Onofri, ha suscitato notevole scalpore a San Biagio Platani, il paese d’origine dell’indagato sul quale si è concentrata l’attenzione degli investigatori, ma anche tanto interesse da parte dei mass media e soprattutto delle forze dell’ordine che in questi giorni stanno perquisendo le case dei familiari. L’uomo vive ormai da tempo in provincia di Parma, dopo avere abbandonato molti anni fa e senza un vero perché la moglie. La coppia all’epoca aveva già una figlia, oggi ventenne e iscritta all’Università e la donna era in attesa del secondogenito, nato di lì a poco.
È stata proprio la ex moglie a far crescere i due figli, senza l’aiuto del marito. «Abbiamo - dice il sindaco Santino Sabella - aiutato la signora facendola lavorare con i servizi sociali. È una donna molto perbene, che da sola è riuscita a far crescere i suoi figli». Mario Alessi è descritto come un tipo riservato. Ha avuto la vita segnata da un episodio di vecchia data. Liti familiari, che a un certo punto sono degenerate tanto da far «parlare» le pistole. Una pallottola ferì gravemente alla gamba il fratello gemello di Mario, Luigi, condannandolo sulla sedia a rotelle.
Ma Alessi ha anche una condanna a cinque anni per una brutta storia. Secondo i giudici del Tribunale di Agrigento, avrebbe violentato in pieno centro a San Biagio Platani, nell’estate del 2000, una ragazzina che si era appartata con il fidanzatino. Quest’ultimo venne legato a un albero e reso inoffensivo. Alessi, spalleggiato da un complice, avrebbe approfittato di quella ragazzina. Dopo qualche giorno, però, i due fidanzatini trovarono la forza e il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri e per Alessi scattarono le manette. La condanna è stata confermata in appello e adesso si attende il verdetto della Cassazione. L’uomo comunque è riuscito a ottenere gli arresti domiciliari, ma ha avuto i carabinieri alle costole anche dopo qualche mese, quando i giudici hanno ammorbidito ulterioremente la pena e Alessi poteva uscire tranquillamente dalla propria abitazione. Ma si sentiva oppresso, la gente lo guardava malamente e questo forse ha costretto l’uomo a togliere le tende e ritornare nel Parmense.
Nella sua città lavorava come spaccalegna, un lavoro che comunque non lo soddisfava. Da giovane aveva il pallino di diventare impresario, sogno che l’ha accompagnato anche in Emilia. I suoi concittadini si augurano che dimostri la sua estraneità al rapimento del piccolo Tommaso. «Siamo balzati agli onori della cronaca - ha concluso il sindaco - per una brutta vicenda. Spero che non venga offuscata l’immagine del paese dove la gente è abituata a lavorare e a fare sacrifici per andare avanti».

Scherzi del destino, si sta avvicinando la Pasqua che in città coincide con una delle manifestazioni più belle dell’intera penisola: gli Archi di Pasqua realizzati con il pane. «Le telecamere delle tv nazionali devono intervenire per eventi del genere - ha concluso il sindaco - e non soltanto per vicende, che tutto sommato sono ancora da dimostrare».

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