Il dibattito della manovra finanziaria porta allo scoperto l'Italia delle caste, di cui quella della politica è la più odiata ma non la più costosa o potente. L'ultima a venire allo scoperto è la casta dei calciatori che si chiamano fuori da dare il loro sostegno al paese che li ha resi ricchi e famosi. Ci sono quelle delle professioni (compresa la mia) arroccate a difendere i privilegi di ordini fascisti. C'è quella della magistratura che non vuole rientrare nell'alveo previsto dalla Costituzione. E poi ce n’è un'altra, più subdola perché per sopravvivere si fa scudo con la presunta difesa delle classi più deboli della società. È quella dei sindacati, organizzazioni ricche, potenti che vivono e operano fuori dalle regole imposte ai comuni mortali. Pontificano e fanno i moralizzatori, ma in pochi sanno che i sindacalisti si sono infiltrati nella politica tanto da rappresentare la terza categoria professionale tra deputati e senatori. Cioè è gente che sulla pelle degli operai è arrivata ad ottenere i compensi e i privilegi che in piazza contestavano e contestano. Non che prima di varcare le soglie del Parlamento i sindacalisti stessero peggio. Erano, e sono, dei privilegiati anche da sindacalisti semplici. Non lavorano, siedono ben retribuiti in consigli di amministrazione, sono un esercito costoso per le aziende e per la società. Le loro organizzazioni non hanno l'obbligo di presentare bilanci consolidati, non devono rendere contro delle transazioni e dell' utilizzo dell'immenso patrimonio immobiliare, la maggior parte del quale ereditato per legge e a costo zero dalle corporazioni fasciste. Dicono tanto delle corsie fiscalmente privilegiate della Chiesa, ma nessuno in queste ore mette in discussione le detassazioni concesse ai sindacati oppure il prelievo automatico e di fatto obbligatorio delle quote associative.
Oggi portiamo allo scoperto la super casta di Susanna Camusso, momentaneamente agitatrice di piazza, domani, come tutti i suoi predecessori, onorevole, senatrice, sindaco o strapagata conferenziera. Ma possibile che un segretario della Cgil, finito il mandato, non ritorni in fabbrica a guadagnarsi la pagnotta? Certo lei il problema della pensione non ce lo avrà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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