Roma - «Ci sono due cose che non si possono mai tradire: la propria coscienza e il mandato popolare». E Gianfranco Fini le starebbe tradendo entrambe secondo Mario Mantovani, 60 anni, sottosegretario alle Infrastrutture e dirigente nazionale del Pdl. Che legge ogni giorno allibito i nostri articoli sull’affaire monegasco del presidente della Camera («che dimostrano come si possa fare del buon giornalismo investigativo anche senza intercettazioni», considera en passant) e si fa delle domande. Politiche. E umane.
Mantovani, e facciamocele queste domande, anche se le risposte non spettano certo a noi.
«Allora: come mai il leader di un partito affida a una società off-shore la gestione del patrimonio ereditato da una militante? Se fosse vero anche solo il fatto che non abbia impedito la dissipazione di un patrimonio ereditario destinato a finanziare l’attività politica del suo ex partito per favorire la realizzazione degli affari privati di chissà chi, ebbene sarebbe già abbastanza per trarre le debite conseguenze».
Cioè?
«Cioè le dimissioni dalla terza carica dello Stato. Da questo governo hanno avuto la dignità di dimettersi nelle ultime settimane ben due ministri e altrettanti colleghi sottosegretari perché sui principali media nazionali sono comparse notizie sul loro presunto coinvolgimento in affari privati apparentemente discutibili. Persone che, si badi, hanno fatto un passo indietro malgrado non ci fosse a loro carico nessun provvedimento della magistratura, come Scajola».
C’è un aspetto che la colpisce particolarmente in questa vicenda?
«Guardi, a me pare che violare la volontà testamentaria di una militante che ha creduto nella buona battaglia della destra sia la cosa più triste e negativa che si possa fare. Peggio, molto peggio di qualsiasi abbia vicenda che abbia potuto interessare membri di questo governo. Anche perché...».
Anche perché?
«Fini è arrivato a mettere in discussione il suo rapporto con il premier Berlusconi e si è fatto scudo per violare il mandato popolare proprio con motivazioni morali. A maggior ragione ora che è coinvolto in una vicenda nella quale è sospettato di aver favorito affari privati, il gesto che ne consegue dovrebbero essere le dimissioni».
Non basterebbe chiarire quel che c’è da chiarire?
«Certo, sarebbe opportuno che Fini rispondesse alle dieci domande da voi poste. Ma dovrebbero essere spiegazioni urgenti e inequivocabili.
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