Mantovano: «Staccare la spina è un omicidio»

da Roma

«La morte di Piergiorgio Welby è un segnale di disperazione per tutti quelli che soffrono, che sono ammalati e che si trovano in condizioni simili alle sue. Un messaggio profondamente sbagliato perché fa passare l’idea che invece di assistere al meglio un malato sia preferibile togliergli la vita». Il senatore di Alleanza Nazionale, Alfredo Mantovano, condanna senza appello la scelta di staccare la spina e la giudica comunque «un omicidio».
Senatore, non conta nulla che Welby abbia chiesto di staccare quella spina?
«Si tratta di un omicidio di consenziente ma pur sempre di un omicidio. La vita è un bene indisponibile. Anche il suicidio non è un atto positivo o indifferente. La nostra legislazione non prevede sanzioni per chi tenta il suicidio ma le prevede per chi istiga a togliersi la vita».
Dunque auspica un processo e una condanna per chi ha materialmente staccato la spina e per chi ha condiviso questa scelta?
«No. Non invoco arresti o sanzioni perché è esattamente quello che vorrebbero i radicali. La propaganda politica dei radicali, partita dagli aborti in pubblico, passata dalla distribuzione di stupefacenti in piazza, è giunta a togliere la vita a una persona allo scopo di invocare una legge che istituzionalizzi la morte. E nel frattempo confidano nell’inevitabile processo penale allo scopo di recitare la solita parte delle vittime. Questi criminali fanno parte di un governo e di una maggioranza: chi li affianca dica se è lieto di averli come compagni di strada».


Non si trattava soltanto di evitare l’accanimento terapeutico?
«No, visto che proprio due giorni fa il Consiglio Superiore di Sanità aveva decretato che il respiratore non può configurarsi come accanimento terapeutico».

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