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Mar Caspio: l’Eni fa i conti con il compromesso kazako

Il governo di Astana sale nel consorzio con un forte sconto L’Agip perde la leadership, ma avrà mani più libere altrove

da Milano

Il giorno dopo l’accordo tra il consorzio di compagnie petrolifere guidato dall’Eni e il governo kazako per la gestione del maxigiacimento di Kashagan, che ha visto raddoppiare il peso di KazMunaiGas dall’8,33 al 16,81, si ripropone il dilemma del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Tutti hanno portato a casa qualcosa, ma le compagnie hanno dovuto fare concessioni. Non a caso è stata cauta la reazione della Borsa: Eni ha chiuso quasi invariata a 25 euro.
Ma vediamo meglio i punti dell’accordo: innanzitutto i kazaki portano a casa non solo il raddoppio della loro quota, ma ottengono anche 5 miliardi di dollari a titolo di bonus e di compensazione per i ritardi nella messa a regime del giacimento. Più di quanto previsto. La somma è parametrata a un prezzo del barile intorno ai 60-65 dollari, se il valore del greggio salirà, salirà anche l’ammontare del bonus.
La concessione per lo sfruttamento del giacimento durerà trent’anni, dalla messa a regime nel 2011, fino al 2041. Da oggi al 2011, per tutta la fase sperimentale e di avviamento, l’Eni resterà operatore principale, poi dovrà condividere la gestione con i tre altri grandi gruppi del consorzio: Shell, Total ed ExxonMobil. Quest’ultima ottiene di entrare nella stanza dei bottini: fino all’ultimo momento aveva minacciato di non firmare se non avesse ottenuto più peso. «L’operatore cambierà e ci sarà una nuova società operativa - ha detto il ministro dell’Energia kazako Sauat Mynbayev -, l’avvio della produzione avverrà a fine 2011 perché abbiamo perso quasi metà dell’anno nel contenzioso». L’ultimo aggiornamento per l’inizio regolare della produzione prevedeva la fine del 2010.
Insomma sembra un bicchiere mezzo pieno solo per il governo di Astana, che vede aumentare la sua quota nel consorzio a un prezzo «scontato» di 1,78 miliardi di dollari. Secondo un calcolo di JP Morgan questo equivale a una perdita di valore per ognuno dei quattro grandi partner di a 1,3 miliari di dollari. D’altro canto il consorzio mantiene il controllo del più importante giacimento scoperto negli ultimi 30 anni e la somma di 5 miliardi da pagare in compensazioni secondo alcuni analisti non dovrebbe spaventare le compagnie. Tra l’altro non è chiaro in quanti anni sarà pagata.
Quanto alla perdita del ruolo di operatore principale dal 2011, secondo gli analisti per l’Eni è una questione di prestigio. La produzione di Kashagan passerà dai 320mila barili-giorno del periodo sperimentale a 1,5 milioni di barili a regime.

Se si considera che oggi l’Eni produce in tutto il mondo 1,9 milioni di barili-giorno, l’impegno di Kashagan avrebbe significato quasi un raddoppio della produzione gestita anche in termini di spese e di uomini. Un ridimensionamento lascerà invece al gruppo guidato da Paolo Scaroni le mani più libere per muoversi in altre direzioni.

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