Economia

Marcegaglia: "Espulso chi subisce il pizzo ma non lo denuncia"

La giunta di Confindustria ha approvato una delibera che obbliga tutti gli imprenditori che vengono vessati dalla mafia a denunciare il racket pena la sospensione o l’espulsione dall’associazione

Marcegaglia: "Espulso 
chi subisce il pizzo 
ma non lo denuncia"

Roma - La lotta contro la mafia e, più in generale, contro la criminalità organizzata non passa solo dallo Stato. E' fondamentale l'impegno di tutti: cittadini, istituzioni e società civile. Imprenditori compresi. La giunta di Confindustria ha approvato una delibera che obbliga tutti i propri iscritti vessati dalla mafia a denunciare il racket pena la sospensione o l’espulsione dall’associazione. "È una decisione molto importante e che rafforza il nostro impegno in prima linea contro la criminalità", ha commentato la presidente Emma Marcegaglia al termine della riunione.

In prima linea contro la criminalità "Oggi abbiamo fatto una delibera in cui tutte le associazioni territoriali del Mezzogiorno hanno preso una decisione molto importante: l’obbligo di denuncia degli imprenditori che vengono vessati dalla mafia e l’obbligo di sospensione o espulsione, dalla Confindustria", di aziende che non denunciano. Si tratta, ha aggiunto la Marcegaglia, di "una decisione che rafforza il nostro impegno in prima linea contro la criminalità".

L'impegno del governo Anche sulle decisioni prese dal Consiglio dei Ministri "non possiamo che apprezzare la volontà di fare una battaglia forte da questo punto di vista".

Lotta contro il lavoro nero Sulla battaglia al lavoro nero e alla illegalità è intervenuto, al termine della giunta che si è riunita oggi in Confindustria, anche il direttore generale dell’organizzazione, Giampaolo Galli: "Tutto ciò che va nella direzione di contrastare il lavoro nero, il sommerso e l’evasione fiscale trova in Confindustria un attore che condivide l’azione del governo". Anche Galli ha sottolineato l’importanza di risolvere "un problema di convivenza civile perché le imprese in nero fanno concorrenza sleale a quelle in regola.

Queste imprese - ha aggiunto Galli - distorcono in maniera inaccettabile i meccanismi di mercato".

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