
I nomi dicono già tutto. Il Cammino dei Cappuccini, il Cammino Francescano, la Via Lauretana. È la storia che si fa geografia e si srotola sotto i piedi dei pellegrini. Lo chiamano turismo lento, è la piccola rivoluzione che cambia le strade e i percorsi delle Marche. E del Cratere, diventato il più grande cantiere d'Europa. Si ristrutturano le case e rinascono i paesi, ma cambia, finalmente, anche la percezione del paesaggio.
Non più visite frettolose a bordo di un'auto: chi ha tempo si avventura fra borghi, foreste e ostelli.
Trenta milioni di investimenti, perché è tutto da fare o rifare. Dalla segnaletica alla riqualificazione dei sentieri.
«Le Marche sono state storicamente marginali nell'asse infrastrutturale dei cammini - spiega il Commissario alla Ricostruzione Guido Castelli - ora abbiamo la possibilità di rileggere il nostro territorio alla luce di disponibilità finanziarie importanti che difficilmente avremo nuovamente in futuro».
Insomma, questa è la chance per realizzare quello che altrimenti rimarrebbe nel libro dei sogni. E i lavori sono in corso, come ovunque nelle terre segnate dal sisma del 2016.
Il denaro dunque. E l'alleanza fra il Commissario Castelli e il Presidente della Regione Francesco Acquaroli che si occupa in particolare di un altro segmento del network di percorsi: il Cammino delle terre mutate da Fabriano a L'Aquila.
Dunque, le Marche per i pedoni, i ciclisti e i pellegrini. Pochi chilometri al giorno, anzi sensazioni ed emozioni a chilometro zero. Con la possibilità di avventurarsi fra le contrade di questa Italia minore per tutto l'anno. Non solo quando le spiagge chiamano e gli ombrelloni riparano dal sole che picchia.
È la destagionalizzazione, altro concetto che va di moda nei convegni, ma qui si fa realtà. Come è già altrove, per esempio in Spagna. Il Cammino di Santiago ha fatto scuola, ora tocca alle Marche e a tanti angoli del Cratere.
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