È un testo che più lo si legge, più lo si vorrebbe rileggere e più lo si vede realizzato sulle scene, più lo si vorrebbe rivedere. Semplicemente - ma non banalmente - perché riflette unumanità, sgomenta eppure pervicacemente attaccata alla vita. La figura di quella signora distinta interrata fino al busto e poi fino al collo nel palcoscenico/sabbia assolato e vuoto che la circonda; quella donna di mezza età vagamente sorridente che parla, parla, parla con gli oggetti della sua borsa e che, parlando, si ostina a sopravvivere «malgrado tutto», contro levidenza della sua stessa condizione, rappresenta unicona, unopera darte che si annida nella memoria in pianta stabile. Non per niente Winnie - la Winnie di Giorni felici di Samuel Beckett - è sempre stato un personaggio molto amato dalle grandi attrici di ogni tempo. Chi scrive ha ancora in mente la splendida prova di Natasha Perry in unedizione dellopera diretta da Peter Brook. Ma come non citare Giulia Lazzarini, Adriana Asti e Lucilla Morlacchi?
Ora è la volta di Anna Marchesini, attesa allEliseo questa sera con la sua Winnie in un allestimento di cui cura anche la regia. La sfida, inutile nasconderlo, appare ardita, tanto più per unattrice molto cara al pubblico che, malgrado le brillanti prove teatrali degli ultimi tempi, si porta dietro una precisa eredità televisiva. Cosa labbia spinta ad affrontare il capolavoro di Beckett è presto detto: voleva portarlo in scena dai tempi dellAccademia. «Una delle poche spinte a invecchiare - spiega - è stata raggiungere quel cinquantenne richiesto dal testo.
Repliche fino al 18 gennaio. Info: 06/48872238.
LNov
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