Marchionne: «Abbiamo rimesso in piedi Chrysler»

nostro inviato a New York

«Mi chiede di confrontare l’andamento del mercato italiano, privo degli incentivi, con quello Usa, pure orfano dei contributi dello Stato? Gli Stati Uniti sono in netto vantaggio, hanno già portato a termine la ripulitura del mercato. L’anno veramente brutto per l’Europa sarà il 2010. In Italia si ripartirà un po’ alla volta, dal 2011». Sergio Marchionne, da Times Square, cuore della Grande Mela, illustra lo stato dell’arte della ristrutturazione di Chrysler, nel giorno del primo anniversario della “seconda chance” offerta dal presidente Barack Obama a Gm e alla casa partecipata da Fiat, e con il Giornale fa una breve analisi in chiave Usa dei temi più caldi.
Ospite al Marriott Marquis dell’Automotive Forum, organizzato da Global Insight alla vigilia dell’Auto Show di New York, l’amministratore delegato di Fiat, e in questo caso soprattutto di Chrysler, ribadisce che «negli Stati Uniti il peggio è passato e anche Chryslser si sta riprendendo. A questo punto - aggiunge - in Italia il governo deve dire chiaramente dove vuole indirizzare la politica industriale e quali settori intende sviluppare». Marchionne, prima di rientrare a Detroit, risponde anche a una domanda sui tempi di restituzione da parte di Chrysler dei finanziamenti ottenuti dalla Casa Bianca, visto che Gm si appresterebbe a farlo con largo anticipo: «Loro - afferma - hanno ricevuto 60 miliardi di capitale, che io non ho. Per noi ci vuole un po’ più di tempo (il salvagente lanciato da Obama a Chrysler ammonta a 5,5 miliardi di dollari, che salgono a 7 se si considera anche il Canada, ndr)». «Fiat e Chrysler - ha commentato Marchionne, ripercorrendo le tappe del matrimonio - sono il vero esempio di alleanza. Marzo, per noi, si sta rivelando positivo: la casa automobilistica sta beneficiando di miglioramenti mese su mese, mi sento molto più fiducioso. Chrysler, infatti, non brucia più cassa, ma ora la produce».
L’intervento del numero uno del gruppo Usa è stato interrotto, per alcuni minuti, dalla protesta di sei persone entrate nella sala del Marriott con una tuta bianca, sulla quale era scritto “Fiat-Chrysler, crash dummy”, con chiaro riferimento ai manichini utilizzati per i crash test delle auto. Tra i manifestanti era presente la figlia di una donna deceduta in un incidente alla guida di una Chrysler. Con lei una rappresentanza di autotrasportatori. Scopo della protesta, organizzata dai camionisti, è quello di mettere in guardia l’opinione pubblica in merito all’utilizzo di personale inesperto e privo degli standard richiesti per il trasferimento delle vetture sulle bisarche, «il tutto a scapito della sicurezza».
E mentre a New York si guarda al futuro di Chrysler, dall’altra parte dell'Oceano continua a tenere banco il tema Pomigliano. Ieri, nel corso del tavolo con il governo sullo sviluppo della fabbrica campana destinata a produrre la nuova Fiat Panda, si è parlato di nuovi investimenti da parte del Lingotto: 700 milioni in 12-15 mesi che serviranno ad avviare la linea della city-car dall’autunno 2011.

Per produrre 270mila Panda l’anno, il gruppo Fiat prevede 18 turni lavorativi settimanali e maggiore flessibilità da parte della forza lavoro. È stato quantificato in 500 il numero dei dipendenti di Pomigliano in mobilità verso la pensione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica