nostro inviato a Detroit
È Sergio Marchionne la stella dellAuto Show di Detroit. Ieri, al primo giorno di apertura della rassegna Usa dellauto, è stato il nuovo padrone della Chrysler a monopolizzare lattenzione dei media presenti alla Cobo Hall. Strano ma vero: per la prima volta a unesposizione dedicata alle automobili, queste ultime sono passate quasi in secondo piano rispetto al manager al quale Barack Obama ha affidato il compito di far rinascere lindustria nazionale delle quattro ruote. E così, ieri, il «reuccio» Marchionne, sempre più a suo agio tra gli yankees, non ha avuto un attimo di respiro tra interviste, dichiarazioni e tavole rotonde lampo. Non è un caso che le autorità di Washington, guidate dalla speaker del Congresso, Nancy Pelosi, abbiano deciso di fare la passerella annuale allAuto Show proprio ieri, quasi a voler incoronare pubblicamente il top manager della Fiat al quale, ora, guardano con fiducia e speranza migliaia di famiglie del Paese. «Sono rimasto molto colpito dallo suo stile di leadership - ha affermato il ministro dei Trasporti, Ray Lahood, ricordando lincontro di un mese fa con il management e le maestranze della Chrysler ad Auburn Hills -: una delle cose che mi hanno colpito di più è lentusiasmo e la determinazione non solo della dirigenza, ma anche dei dipendenti. Ritengo altresì molto importante il lavoro sui prodotti e le tecnologie che la Chrysler vuole introdurre grazie alla partnership con la Fiat». Le parole del ministro valgono come una promozione a pieni voti per il lavoro svolto dal team guidato da Marchionne nella fase iniziale e più delicata del rilancio del gruppo. Ma in sintonia con Washington sono anche i rappresentanti dei lavoratori, riconoscenti al top manager e alla Fiat stessa per aver creduto nella resurrezione di unazienda data un anno fa quasi per spacciata. «Marchionne è luomo giusto per rilanciare la Chrysler - ha commentato Ron Gettelfinger, leader del sindacato Usa dei metalmeccanici Uaw -: è grande e perfetto per Chrysler, in grado di assicurare ottimismo». E a questo nuovo attestato di fiducia il neo «reuccio» di Detroit ha risposto annunciando che nel 2010 la Chrsyler prevede di effettuare altre assunzioni.
Tra i segreti delleffetto Marchionne qui negli Stati Uniti è proprio la riuscita coesione nel progetto Chrysler di tutta la base del gruppo, dai dipendenti al sindacato, convinti che il piano presentato il 4 novembre 2009 centrerà gli obiettivi e contribuirà a ridare fiato alleconomia e alloccupazione. Per il 2010 Marchionne prevede di produrre 1,1 milioni di veicoli del gruppo Chrysler.
Unica nota stonata allo stand che i marchi americani condividono con una Fiat 500 Abarth e una elettrica, una sperimentale Delta Chrysler e le supercar Ferrari 599XX e Maserati GranCabrio, è lassenza del marchio Alfa Romeo. Sono anni che si parla del rientro del Biscione sul mercato Usa e quando ormai sembrava cosa fatta, Marchionne ha fermato tutto. «Dobbiamo essere realistici con lAlfa - ha spiegato ieri - chiedo al management un piano rigoroso, serio e credibile. Il 2010 è un anno decisivo per questo marchio. LAlfa si muove in un mercato molto, molto difficile, perché strategicamente ha lambizione di superare le auto tedesche di fascia alta. Ma quando si guarda ai risultati, sono stati relativamente modesti». È invece destinata a rafforzarsi lintegrazione tra Chrysler e Lancia, tornata pienamente in auge. Il ceo di Fiat e Chrysler ha poi aggiunto che non è prevista la cessione del marchio Alfa, facendo però capire che per il Biscione è scattata lultima prova dappello.
Un flash, infine, Marchionne lo ha fatto sui dati del 2009 («in linea con i target fissati») che il cda della Fiat approverà il prossimo 25 gennaio e i nodi Termini Imerese e Pomigliano. «Nulla cambia per i piani della fabbrica siciliana - ha detto lad - per cui non ho ricevuto ancora offerte. Pomigliano? Ci devono essere le condizioni... ».
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