nostro inviato a Detroit
Si chiama «investment grade» e significa avere la patente di titolo azionario poco rischioso e appetito dai grandi investitori: è questa la prossima sfida di Sergio Marchionne. Risanata la Fiat, rilanciata l’Auto e con un piano di sviluppo più che ambizioso (oltre 3 milioni di vetture immatricolate e un utile netto di 5 miliardi nel 2010) l'ad del Lingotto si prepara a un nuovo round con le agenzie di rating. «Ne abbiamo incontrata una prima di Natale - afferma - e le prime reazioni positive le dovremmo avere dopo i risultati 2006 che comunicheremo a fine mese. Non saremo ancora “investment grade”, siamo ancora un paio di gradini sotto. È importante vedere, in gennaio, a che velocità riusciamo a portare risultati, margini operativi e generazione di cassa a un livello che gli analisti considerano necessario per cambiare il giudizio. Fino adesso sono rimasti bene impressionati dal risanamento Fiat. Stiamo lavorando come dannati per migliorare i risultati industriali. Non sono molto religioso, però i ceri li accendiamo tutti».
Marchionne ha fatto il punto della situazione di casa Fiat a Detroit, dove è sbarcato insieme a un folto gruppo di manager per tenere a battesimo la nuova Maserati Quattroporte Automatica e osservare da vicino le novità dei concorrenti all’annuale salone. «Due anni fa ci davano per spacciati. Ora invece siamo qui a dire che il 2006 è stato un anno buono e che il quarto trimestre si è concluso in linea con le aspettative. Siamo già concentrati sul 2007 che vogliamo chiudere con 1,6-1,7 miliardi di utili netti. Sono numeri enormi, il doppio di quanto farà Fiat strutturalmente nel 2006». Marchionne è ottimista anche sulla Borsa (ieri il titolo ha chiuso a 14,58 euro, + 0,82%): «Il mio obiettivo? Si va avanti», ha risposto. Altre novità, intanto, sono in arrivo sul fronte delle alleanze. Il top manager della Fiat ha annunciato che «entro 6 mesi contiamo di chiudere due operazioni». I partner sarebbero nuovi e una di queste trattative riguarderebbe un accordo commerciale. Nel viaggio lampo a Detroit (arrivato domenica notte è ripartito ieri in serata) Marchionne era in compagnia, tra gli altri, di Alfredo Altavilla (capo di Fiat Powertrain Technologies e responsabile delle alleanze), Giuseppe Bonollo (sviluppo prodotto), Frank Stephenson (centro stile), Roberto Ronchi (ad di Maserati) e Antonio Baravalle (presidente di Alfa).
La presenza di quest'ultimo è legata al progetto «Alfa in Usa». Nel 2009 la casa automobilistica riproporrà i suoi modelli sul mercato, a partire da 159, Brera e Spider che solo per quell'anno saranno in linea con le normative americane. Marchionne non ha comunque escluso che già all'Auto Show 2008 i modelli Alfa possano mostrarsi al pubblico Usa. E un successivo ritorno negli Stati Uniti anche di Fiat, visto che gli automobilisti yankee cominciano ad apprezzare le vetture più compatte? «Che Fiat abbia la capacità di tornare e piazzarsi su questo mercato non è un sogno. Ma ora guardiamo ad Alfa che all'inizio beneficerà del traino di Maserati. Ne prevediamo 20mila unità l'anno». Marchionne, da una parte, e Katsuaki Watanabe, numero uno di Toyota, dall'altra, sono i top manager che più degli altri possono girare a testa alta tra gli stand del salone. Il giapponese si prepara a strappare a Rick Wagoner (Gm) lo scettro di presidente del primo gruppo mondiale dell'auto.
Marchionne, che a fine mese sarà a Roma per il lancio mondiale della Bravo («è importante per l'8% di quota in Europa»), ha confermato che nel 2006 la Grande Punto ha raggiunto gli obiettivi di vendita (360mila unità) e ha voluto sottolineare come la nuova Maserati Quattroporte «è a livello delle rivali tedesche».
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