Marchionne si schianta con la Ferrari: illeso

da Milano

Chissà cosa avrà pensato Sergio Marchionne quando la sua Ferrari Gtb 599 Fiorano, dopo aver tamponato la vettura che la precedeva, è finita senza controllo contro il guard rail? Sicuramente, visto l’esito dell’incidente (nessun ferito, per fortuna), che qualche volta i conti bisogna farli con la buona sorte e non solo con i bilanci della Fiat.
Sono stati due giornali svizzeri, il National Zeitung e il Basler Nachrichten, a rivelare ieri mattina dell’incidente in cui è rimasto coinvolto l’ad del Lingotto. Marchionne, alla guida della supersportiva rosso Monza, sabato era diretto a Ruschlikon, vicino a Zurigo, per partecipare a un convegno organizzato da una banca. Quindi avrebbe trascorso la serata con la famiglia, nel cantone di Zug, per rientrare oggi a Torino. L’incidente è accaduto sull’autostrada tra Rothrist e Gunzgen. A causa di un’improvvisa coda la Renault guidata da settantaseienne, che si trovava a circa 25 metri di distanza dalla Ferrari di Marchionne, ha frenato bruscamente. La Fiorano, che secondo gli accertamenti viaggiava sui 100 orari, non è riuscita a evitare l’impatto.
L’urto ha causato l’apertura degli airbag che, nello scongiurare guai peggiori, hanno però impedito al top manager della Fiat di controllare la traiettoria dell’auto che ha così finito la corsa contro il guard rail. Risultato: illesi i due guidatori e danni ingenti per gli automezzi. L’incidente non ha comunque impedito a Marchionne di partecipare al convegno e oggi, fa sapere la Fiat, seguirà regolarmente il programma della sua agenda. Fin qui la brutta avventura vissuta sabato dall’amministratore delegato del Lingotto. Appassionato da sempre di auto sportive, Marchionne è il classico manager che appena può relega l’autista al ruolo di passeggero e si mette lui stesso al volante. Proprietario di tre Ferrari (una Enzo, la Fiorano distrutta nel tamponamento e una 430: un parco auto che vale circa 720mila euro) per il capo della Fiat sarebbe il primo incidente stradale.
Guidatore provetto, per quanto amante della velocità, da quando ha preso in mano le redini dell’azienda torinese, Marchionne si è convertito al «made in Italy». Anche se nel garage del Lingotto, dove è proibito l’accesso alle vetture che non sono marchiate Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Ferrari o Maserati, sarebbe custodita - unica eccezione - la sua vecchia Audi Rs6, potente wagon da cui il top manager non ha mai voluto separarsi. E se agli appuntamenti ufficiali lo si vede solitamente arrivare a bordo di una Croma, di un’Alfa 159 e nei casi eccezionali di una Maserati Quattroporte, quando decide di tornare a casa in Svizzera l’ad della Fiat opta per una delle tre Ferrari («sono sue, le ha comprate e se le è intestate»).

Fino al confine lo accompagna la scorta, poi - una volta lasciato solo - il top manager può finalmente godersi il suo bolide. E sabato, suo malgrado, ha toccato con mano l’importanza degli investimenti che il gruppo destina al capitolo sicurezza.

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