Economia

Marchionne: «Solo sei gruppi sopravviveranno nel 2011». Verso l’intesa sugli aiuti in Usa

Sul tracollo dell’industria automobilistica Usa, il Congresso trova un accordo di massima. I colloqui tra la Casa Bianca e i leader democratici, che per salvare le ex Big Three hanno messo sul piatto un pacchetto di 15-17 miliardi di dollari (dimezzato rispetto alle richieste dei tre big), continueranno anche oggi. Ma il conseguente choc che ha colpito il settore in Europa e si sta diffondendo nel resto del mondo avrà come effetto lo sconvolgimento degli attuali equilibri.
Sergio Marchionne, ad di Fiat, è il primo tra i top manager a delineare il possibile scacchiere in cui si giocherà la futura partita dell’auto. Torino, in proposito, sarà parte attiva della rivoluzione mondiale degli assetti e, secondo indiscrezioni, starebbe cercando di stringere i tempi allo scopo di formare una maxi-aggregazione italo-franco-tedesca. Peugeot Citroën e Bmw sarebbero i partner più indicati per una grande alleanza europea da contrapporre alle altre aggregazioni. In un’intervista ad Automotive News, Marchionne afferma che le case saranno obbligate a fondersi per sopravvivere all’assalto della crisi globale, lasciando così il settore con soltanto sei grandi agglomerati. Di nomi Marchionne non ne fa e si limita a dire che «l’unica via di sopravvivenza è di produrre più di 5,5 milioni di auto l’anno». Lo scenario delineato, riguardante i produttori su larga scala, prevede «una casa Usa (Gm+Chrysler, ndr), una tedesca (Volkswagen+Mercedes, ndr), una franco-giapponese, forse con un’estensione negli Usa (Renault-Nissan+Ford, ndr), una in Giappone (Toyota+Honda, ndr), una in Cina e un’altra potenziale europea (Fiat+Psa+Bmw, ndr)». Nelle aspettative dell’ad questo consolidamento dovrebbe avvenire nei prossimi due anni. Al momento, solo cinque case (Toyota, Gm, Volkswagen, Ford e Renault-Nissan) vantano il livello ottimale per affrontare il futuro. «Questo comparto sarà completamente diverso - ha sottolineato il top manager - l’indipendenza non è più sostenibile». Una volta capito il destino dell’auto Usa, sarà più facile comprendere il futuro delle collegate Ue di Gm (Opel e Saab) e Ford (gli impianti di Ford Europa e Volvo). La parola d’ordine per tutti sarà taglio dei costi attraverso le sinergie, come la condivisione delle piattaforme.

«Tiro i freni su tutto - ha concluso Marchionne - bisogna trovare un accordo su un modello industriale che consenta di proseguire».

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