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Marchisio-gol: marchio Juve sul Milan seduto

Il catenaccio di Allegri questa volta non regge. La doppietta del bianconero vale il primato per i bianconeri. L'Udinese vola: sempre in testa alla classifica Mazzarri: "Il Napoli contro le grandi non ha più paura"

Marchisio-gol: marchio Juve sul Milan seduto

La Juve ritrova la testa (della classifica) ma anche il vecchio orgoglio della razza padrona. E nella serata che può anche segnare una sorta di staffetta, ecco il successo che rilancia le aspettative di un popolo intero e rilucida le qualità, più fisiche che tecniche, del nuovo schieramento allestito da un forsennato, ambizioso allenatore. Il Milan si arrende dopo aver resistito, fino all’estremo eroismo, grazie ai prodigi di Abbiati e alla tenuta stagna di un reparto difensivo superato di slancio solo quando Nesta si ritira dal suo accampamento. Il Milan esce non solo sconfitto ma ridimensionato perché viene dominato nella notte da cima a fondo apparecchiando una sola occasione (con Boateng) per mettere pressione a Buffon che vive una serata di assoluta tranquillità. È una Juve non solo tosta e dotata della freschezza atletica che marca subito la differenza rispetto al rivale spolpato dalle assenze e dalla fatica di mercoledì in Champions. Con questa Juve bisognerà fare i conti mentre anche l’altra Milano scivola nella seconda parte della classifica.
La Juve parte pancia a terra, il Milan soffre in modo vistoso l’alta velocità e cerca di rifugiarsi nel palleggio e nel torello per recuperare energie e indurre il rivale a togliere il piede dall’acceleratore. E invece nella nuova Juve di Conte non c’è solo la brillantezza fisica, attesa e temuta dallo stesso Allegri fin dal giorno prima. Ci sono anche una serie di accorgimenti che danno alla prima frazione una netta impronta bianconera. Primo accorgimento, che ha il valore simbolico di una scelta radicale, è lo slittamento di Chiellini sull’argine sinistro e il recupero di Bonucci nella garitta centrale al fianco di Barzagli, appena ripescato da Prandelli a cinque anni addirittura dal mondiale di Germania. Secondo accorgimento: dare a Vucinic il ruolo di pesce pilota invitandolo a tirarsi fuori dalla marcatura di Nesta e Thiago per lasciare lo spazio vitale a Marchisio che s’infila a suo piacimento in quelle zone una, due, tre volte fino a sfiorare più volte il bersaglio grosso. Dalla grande, coraggiosa e scapigliata prova del primo tempo, la Juve ricava la traversa (deviazione di Abbiati sulla stoccata di Vucinic) e i pugni d’amianto del portiere milanista sulla punizione di Pirlo. Il Milan è fermo, troppo fermo per i gusti della sfida. È vero ci sono molti esponenti affaticati (in particolare Van Bommel e Seedorf), Boateng in dubbio fino all’ultimo minuto (per un altro acciacco muscolare alla schiena) non incide né su Pirlo né sul resto della sera e così c’è bisogno di un bel recupero di Pepe per impedire a Ibra di chiudere meglio un bel traversone di Cassano.
La Juve non cambia marcia nella ripresa, anzi prova a addirittura a forzare il dispositivo milanista che perde a metà della seconda frazione Nesta, uno dei pilastri di cemento armato: a testa bassa carica e prova con ogni tipo di attacco ad artigliare il successo. Con una serie di tiri dalla media distanza (Vidal e Vucinic) prima di preparare l’imboscata finale con una trama geometrica che rende merito al lavoro, alla fatica enorme e anche alle straordinarie motivazioni di Conte e dei suoi giovanotti. Non è un caso che tocchi proprio a Marchisio il ruolo di magico eversore sui campioni d’Italia come qualche tempo prima riuscì contro l’Inter, addirittura. Marchisio s’infila tra i birilli rossoneri e non è una coincidenza che il tutto avvenga puntualmente quando non c’è più Nesta ma Bonera in quella funzione. Marchisio apre e chiude raccogliendo nel finale tutto quel che ha meritato nel resto della serata. Alla fine il Milan resta anche in dieci per il secondo giallo, eccessivo, comminato a Boateng.

Troppo stanco il gruppo berlusconiano, d’accordo, ma la sua resa, nell’ultima parte, è una conseguenza inevitabile del martellamento bianconero.

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