Il mare, il disordine, la morte. Uno spettacolo "mostruoso"

A Taormina il romanzo di D'Arrigo sull'animale marino diventa uno show multimediale da applausi

Il mare, il disordine, la morte. Uno spettacolo "mostruoso"

nostro inviato a Taormina

E alla fine, a Taormina, arrivò il giorno della fera. Incipit. "Il sole tramontò quattro volte sul suo viaggio e alla fine del quarto giorno, che era il quattro di ottobre del millenovecentoquarantatre, il marinaio, nocchiero semplice della fu regia Marina 'Ndrja Cambrìa, arrivò al paese delle Femmine, sui mari dello Scill'e Cariddi".

A cinquant'anni dall'uscita del romanzo e a cinquanta chilometri dai mari di Scill'e Cariddi, dove si svolsero i fatti narrati, l'"animale mortifero", l'Orcaferone, l'Orcagna Horcynus Orca fa la sua riapparizione al teatro antico di Taormina. Tra narrazione epica e reading d'autore, moderne tecnologie e parole antiche, in un teatro che ha duemila anni di storia e con uno show transmediale di letture, immagini in videomapping, laser e musica, domenica sera, a conclusione del Festival Taobuk è andata in scena la prima assoluta di Horcynus Orca, un'opera site specific, affacciata sul mare di Sicilia, del romanzo capolavoro - siciliano, italiano, universale - di Stefano D'Arrigo.

Domanda. Come si fa a portare a teatro un libro monstrum sul Mostro, romanzo-mondo di milleduecento pagine uscite da una fatica ventennale - iniziato nel 1956, pubblicato nel 1975, capodopera promesso, atteso e infine accolto come punto fermo della letteratura del secolo passato - in due ore di messinscena? Risposta. Affidando l'impresa, epica e picaresca, a un cast che attraversa i generi e le arti: Vinicio Capossela e il cantautorato pop, Linda Gennari e il teatro, Caterina Murino e il cinema, Max Casacci dei Subsonica e la musica, Davide Livermore e la crossmedialità. Regia di Paolo Gep Cucco. L'abisso della prosa, i vertici della multimedialità.

Immagini video, cambi di texture sulla grande scena monumentale di archi e colonne che inquadrano la baia di Giardini Naxos dove vengono proiettati bioluminescenze, pesci, case, maioliche, fiori, pietre, i volti dei protagonisti, terra, vento e il mare dello Stretto e poi onde digitali, effetti 3D, movimenti di superfici, illustrazioni create dall'AI e una drammaturgia che alterna letture di pagine del romanzo a suoni naturali trasformati in beat e armonie digitali.

E così, ancora una volta, si torna a narrare il viaggio, sterminato e periglioso, del marinaio 'Ndrja Cambrìa che nel momento del caos dell'8 settembre 1943 da Napoli s'incammina verso casa, percorre a piedi le devastate coste calabre e infine arrivò al paese delle Femmine, sui mari dello Scill' e Cariddi.

In un tempo sospeso tra mito e Storia e in un mondo arcaico squassato dalla guerra, il viaggio di 'Ndrja Cambrìa è insieme una formazione alla vita e un'iniziazione alla morte: una lunga lotta per sopravvivere e un abbandono alle visioni, dominate dalla presenza delle fere, i famelici delfini, e dall'apparizione dell'Orcaferone, l'Horcynus Orca, la gigantessa marina, creatura mostruosa e, insieme, simbolo della rovina e dell'apocalisse.

Mare, remi, rema, fera, orca, arca, barca, bara, morte.

E poi soldati, pescatori, delfini malvagi, "femminote", il mare con la sua forza primordiale, e infine Lei. L'Orca. Il bestione marino che la tassonomia letteraria ci dice essere il figlio del Leviatano biblico, della balena Moby Dick, del pesce del Vecchio e il mare di Hemingway. È il mostro che incarna la morte, fino a che dopo lunga agonia, "la morte immortale morì".

Lo spettacolo-evento, realizzato dal Festival Taobuk e da Fondazione Mondadori, tra voce, suoni e luci, mette in scena quattro attori-lettori che combattono la battaglia con la lingua arcaica, antica e nuovissima perché reinventata di Stefano D'Arrigo. Così Vinicio Capossela, Linda Gennari, Caterina Murino e Davide Livermore si dividono il libro - che è romanzo, saggio e poema - in quattro parti, scegliendo alcune pagine chiave dell'opera. La prima. Il marinaio 'Ndrja Cambrìa, nel suo viaggio verso casa, dopo l'armistizio del 1943, incontra le femminote, figure archetipiche, incarnazioni del desiderio, della memoria e della perdita. La seconda. Il protagonista, un nuovo Ulisse siculo, incontra Ciccina Circé, traghettatrice dai poteri misteriosi, erede della maga di Omero e incarnazione del femminile che guarisce, seduce e annienta: il trasbordo dalla Calabria alla Sicilia è al tempo stesso una soglia simbolica: dalla guerra alla pace, dalla giovinezza alla consapevolezza, dal mondo dei vivi a quello dei morti. La terza. 'Ndrja Cambrìa fa ritorno al suo villaggio natio sulle rive dello Stretto, ritrovando suo padre e scoprendo la devastazione provocata dalla guerra. La quarta. La morte dell'Orcaferone, il mitologico animale marino attorno al quale ruota il romanzo, che coincide con il ristabilimento di un ordine naturale sconvolto, quello segnato dalla guerra e dallo sradicamento.

E poi, sopra a tutto, prima di tutto, c'è la lingua di Stefano D'Arrigo, che recitata sul palcoscenico esplode in tutta la sua antica potenza. Un impasto di italiano letterario, dialetti, neologismi, prestiti dall'inglese e il francese, la parlata popolare dei pescatori. "Sfantasiare". "Sgrovigliarsi". "I capelli corvini accoronati". "Parole ammielate". "Trucchigno". "Fere incantesimate". E a proposito di fimmine (il romanzo è un romanzo femminile): "la fessicella, a passarci il dito di sotto, si sente ancora la panna e il velo di come uscì di ventre a sua madre".

Qui la forza della letteratura vince su quella del teatro. Come confessa Davide Livermore: "Trasformare un romanzo come Horcynus Orca in un'opera teatrale è impossibile. Ma è possibile leggerla e ascoltarla perché parla di tutti noi. Lo spettacolo è un atto d'amore per un libro che riconcilia con la nostra cultura, che è quella del Mediterraneo". Mare sull'altra sponda del quale, alligna, ancora una volta, oggi come ieri, "la puttana guerra, arraggiata di sole". Il tempo ciclico dell'uomo.

Storia di un marinaio "che torna di mare e di guerra", Odisseo moderno che cerca un nuovo

posto nel mondo, Horcynus Orca è un romanzo che t'incantesima anche nella versione scenica perché cerca di rispondere alla domanda eterna, la più semplice e terribile. "Che specie di specie è, questa nostra specie umana?".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica