Margherita Agnelli: indagati ex legali

Lo svizzero Charles Poncet è accusato di tentata estorsione: avrebbe fatto pressioni sul precedente legale, Emanuele Gamna (a sua volta nel mirino del fisco), perché sottoscrivesse una dichiarazione contro Gabetti e Grande Stevens

Margherita Agnelli: indagati ex legali

Adesso arrivano due inchieste nei confronti di due ex avvocati di Margherita Agnelli, una giudiziaria e una fiscale: la vicenda dell’eredità dell’Avvocato, lontana ancora da un chiarimento, s’intorbida ancora di più. Questa volta non si tratta né di tesori nascosti né di rivendicazioni. La questione è di più bassa lega: un avvocato, il ginevrino Charles Poncet è accusato di tentata estorsione, il suo predecessore, l’italiano Emanuele Gamna, è indagato per evasione fiscale.

Proprio dalla cifra percepita come parcella da quest’ultimo - 15 milioni di euro - e sulla quale il legale non avrebbe pagato le tasse, è partita questa vicenda «tangente» alla principale. Gamna aveva assistito Margherita Agnelli al momento della transazione con la quale la figlia dell’Avvocato veniva liquidata, nell’ambito della successione del padre: 1.166 milioni di euro, accordo che fu sottoscritto dalle parti nel 2004 (la morte di Gianni Agnelli risale al gennaio 2003). La parcella fu pagata all’avvocato per quella consulenza, mentre altri 10 milioni andarono a un altro legale, il ginevrino Jean Patry.

In tempi successivi, nel 2007, Margherita decise di denunciare l’accordo e di procedere sulla via giudiziaria per fare chiarezza sulla reale entità del patrimonio del padre. In quella fase, gli avvocati furono sostituiti da un altro legale svizzero, Charles Poncet, insieme all’italiano Girolamo Abbatescianni, suo rappresentante in Italia. Poncet si rivolse a Gamna - stando alle accuse - chiedendogli un «affidavit», ovvero una dichiarazione giurata, con cui avrebbe dovuto dichiarare l’esistenza di un rapporto di mandato tra Gianni Agnelli, da una parte, e Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens dall’altra; e chiedendogli, contestualmente, la restituzione di 10 dei 15 milioni percepiti. Uno dei punti della causa in corso al tribunale di Torino verte, infatti, sul ruolo dei due rispetto al patrimonio nascosto: mandatari o gestori secondo la figlia, semplici custodi secondo i diretti interessati. Ponchet era mosso dall’idea che i precedenti legali della propria assistita fossero in combutta con la parte avversaria». Secondo la ricostruzione del quotidiano svizzero La Tribune de Geneve, che ieri si è dedicata alla vicenda, al rifiuto di questi Ponchet lo denunciò al fisco, ai suoi associati (ai quali non avrebbe comunicato l’esatto ammontare dell’onorario), e all’Ordine degli avvocati.

La vicenda ha provocato l’avvio, in luglio, di un’indagine (pubblico ministero Eugenio Fusco) nei confronti di Ponchet per tentata estorsione nei confronti di Gamna; di quest’ultimo, invece, si stanno occupando gli ispettori del fisco. Lo studio di Gamna a Milano era stato perquisito nei mesi scorsi per ordine dei magistrati milanesi nell’ambito di un’indagine dove l’ipotesi d’accusa era la truffa.
Nessun commento ieri da parte di Margherita Agnelli né da parte di Gamna. L’unico che non si è sottratto ai giornalisti è stato Ponchet: «Non appena avuta conoscenza dell’indagine - ha affermato ieri - ho immediatamente chiesto di essere sentito dall’autorità giudiziaria italiana e nel corso del colloquio ho appreso che agli organi inquirenti era stata fornita soltanto una parte dei documenti e una ricostruzione estremamente parziale della vicenda. In realtà - ha continuato - il mio comportamento è stato più che corretto. Sono convinto che i magistrati, che mi hanno ascoltato con grande attenzione, abbiano compreso la situazione e che procederanno al più presto a confermare la piena correttezza del mio comportamento». Poncet, ex deputato della Confederazione Svizzera, in passato ha avuto altri guai in Italia: nel 1999 la Corte d’appello di Milano confermò la condanna a due anni di reclusione inflitta nei suoi confronti nel 1996 dal pretore di Milano; l’accusa allora era di favoreggiamento in un processo legato alla vicenda del Banco Ambrosiano.

Va ricordato che in luglio Margherita aveva cambiato nuovamente - per la terza volta - i propri legali: al posto di

Poncet e Abbatescianni ha dato incarico, questa volta, ad avvocati italiani: Andrea e Michele Galasso di Torino e Paolo Carbone di Roma. In tribunale, intanto, continua la vicenda sull’eredità; ma quella è un’altra storia.

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