La Margherita diserta il corteo della sinistra

La base della Quercia chiede una scelta netta ma i vertici della coalizione prendono tempo

da Roma

Strano ma vero: per il centrosinistra dell’anno di grazia 2005 la legge sull’aborto è un problema.
Tant’è che al seminario sul programma dell’Unione, in corso da ieri in Umbria, il tacito accordo è stato quello di evitare come la peste di mettere il tema «aborto» sul tavolo. E sì che da molte parti del centrosinistra la richiesta di una presa di posizione chiara è stata più volte inoltrata: «Ho votato Prodi alle primarie - aveva pubblicamente reclamato per il Pdci Maura Cossutta - e chiedo a Prodi che si esprima: la 194 è sotto attacco, e la sua difesa deve stare nel programma». Prodi però non si è espresso (salvo qualche cauta critica di metodo alla «indagine conoscitiva» sponsorizzata da Casini) e al tavolo del programma nessuno ha sollevato il tema.
«La questione non è stata ancora affrontata», ha svicolato Prodi coi cronisti. «Non ne hanno parlato? E che vogliono aspettare ancora? Una parolina Prodi sarebbe ora che la dicesse, i leader della sinistra si erano impegnati a sollecitarla», si sbalordisce la Cossutta. «In verità, l’aria è quella di non affrontarla per niente», confida uno dei partecipanti al seminario, «per evitare di farci male». Un male che però l’Unione rischia di farsi comunque: per gennaio la Cgil vuole promuovere una grande manifestazione nazionale in difesa della 194 e per introdurre anche in Italia la pillola abortiva Ru486, già largamente usata in tutto il mondo. Ed è facile prevedere che l’occasione spaccherà il centrosinistra, e in particolare il listone ulivista Ds-Dl.
Le donne dei ds sono già mobilitate sull’argomento, e che la base della Quercia sia sensibile ai temi delle libertà, e non ne possa più di quelle che considera prepotenti ingerenze clericali nella legislazione italiana, si capiva chiaramente dagli applausi scroscianti che accoglievano ogni appello alla laicità degli oratori alla conferenza programmatica di Firenze. Ma la linea espressa da D’Alema e Fassino è assai più cauta, tutta nel solco togliattiano del Concordato e del «dialogo» con Ruini e le sue temute divisioni in sottana viola. Per non parlare della cattolica Livia Turco, che qualche giorno fa Liberazione invitava irridente a regalare al Polo in cambio della più laica ministra Prestigiacomo. «Il corpo dei ds è su posizioni molto più nette rispetto alle mediazioni dei vertici - dice il senatore Turci - e come è stato col referendum, la leadership non potrà alla fine che aderire alla manifestazione».

E la Margherita? «Temo che il centrosinistra abbocchi come un luccio alle ridicole strumentalizzazioni propagandistiche della Cdl sull’aborto, e finisca per prendere posizioni altrettanto inutili e irresponsabili», tuona Beppe Fioroni. Che sulla manifestazione annuncia: «Non esiste che la Margherita aderisca».

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