Torino - Una conversazione a tutto campo con Maria Sole Agnelli, la sorella dell’Avvocato, zia di John Elkann, e un «gran dama» di una Torino che oggi soffre i morsi della crisi. Si parla di Fiat, ovviamente, ma anche di gusti, ricordi e delle giovani leve. Ma si parte con il recente riassetto del gruppo, che la vede dominus con il secondo pacchetto azionario più potente tra i diversi della famiglia. «A me dispiace molto che sparisca la denominazione Ifi - dice subito -: l’Istituto finanziario industriale portava la finanza verso l’industria, che è sempre stata al centro degli interessi della nostra famiglia. Exor rappresenta di più l’estero. Con la globalizzazione, infatti, ci dovremo rivolgere di più al di là dei confini. Per l’Ifi, comunque, mi spiace che tra pochi giorni non ci sarà più».
Il 1° dicembre, con la nascita della nuova Exor, e il conseguente addio a Ifi e Ifil, due denominazioni storiche all’interno della galassia Agnelli, si aprirà di fatto il nuovo corso della famiglia.
Contessa, come state vivendo questo passaggio di consegne?
«È giusto, l’abbiamo avuta nel passato e, ora, è come se tornassimo un po’ di anni indietro nel tempo».
Come immagina la galassia Agnelli in mano alla nuova generazione?
«È importante che la nuova generazione si interessi molto alla galassia Fiat e a tutta l’industria italiana che dipende dal nostro gruppo. La nuova generazione dovrà mantenere la concentrazione sul core business. Sono sicura che farà bene».
È un destino che il cognome Agnelli non figuri più nella plancia di comando del gruppo.
«Pazienza. Non è assolutamente fondamentale».
Sergio Marchionne, il manager che ha portato la Fiat fuori dalla crisi e ha rilanciato il gruppo, non ha mai conosciuto suo fratello Gianni.
Anche qui il destino...
«Per noi, cioè la mia generazione e ancora di più per i nostri giovani, Marchionne è un mito, una persona straordinaria».
Prima che suo fratello Umberto lo indicasse come il manager in grado di salvare l’azienda, lei conosceva il dottor Marchionne? Ne aveva sentito parlare?
«Ce lo siamo trovati in casa. Anche se a tutti era noto che Umberto lo aveva portato a sedere nel consiglio della Fiat, come indipendente. È stato giusto dargli la responsabilità di amministratore delegato. Il dottor Marchionne è riuscito a fare cose straordinarie».
Una scommessa vinta, dunque...
«Diciamo una grande fortuna».
Che cosa apprezza di Sergio Marchionne?
«Quando parla si capisce quello che dice. E non è cosa da poco in questo mondo. In poche parole dice tutto. È una persona seria che ama il suo lavoro»
Gli perdona di partecipare alle vostre cene e riunioni famiglia in jeans e pullover?
«Ma sì. Non ha importanza. Guardiamo alla capacità di agire di una persona».
Pensa che Marchionne resterà ancora a lungo in Fiat?
«Che Dio ce lo conservi. Sono sicura di interpretare il pensiero di tutti, senza dubbio».
Avete mai pensato di «blindarlo»?
«Magari».
Di Luca di Montezemolo, tempo fa, lei ha detto che «è bravo e fortunato». Vuole aggiungere qualcos’altro?
«È vero: bravo, fortunato e molto simpatico. Inoltre ha un grande approccio con tutti, con la Ferrari e il mondo intero. È stato molto bravo in qualità di presidente di Confindustria. Adesso vedremo cosa farà. Ha tante attività ed è sempre molto brillante».
In aprile l’assemblea della Fiat rinnoverà il cda. Montezemolo resterà al vertice del gruppo Fiat?
«Sono decisioni destinate al management».
Gianluigi Gabetti, presidente dell’accomandita, non vuole proprio fare il pensionato. E quando ci ha provato, la scomparsa dell’Avvocato, lo ha portato ad accettare di tornare ai vertici delle holding di famiglia. Le sue scelte, dalla fiducia a Marchionne fino all’equity swap, hanno contribuito a salvare e rilanciare il Lingotto.
«È una persona preziosa per tutto il gruppo e la nostra famiglia. Il ruolo di pensionato lo invecchierebbe. Gli piace stare sulla breccia. Fu mio fratello Umberto a insistere perché tornasse e lui accettò con grande spirito di servizio. Siamo soddisfatti di quello che ha fatto».
E poi ha forgiato suo nipote John Elkann, attuale punto di riferimento della famiglia...
«Lo ha seguito e preparato al ruolo che poi avrebbe assunto. Jaki è un bravo ragazzo, ha avuto una grande scuola. Si è seminato bene e si è raccolto bene. Mio fratello ha fatto la scelta giusta».
Lapo è stato definito l’uomo più elegante del mondo. Proprio come si diceva di suo nonno...
«Lapo è molto simpatico. È diventato un personaggio mediatico. Che sia molto elegante non so. Ha queste bizzarrie, che forse sono considerate eleganti. Mi piaceva quando portava il tricolore sul polsino. È un ragazzo di cuore e generoso».
Qual è l’auto Fiat che più le è piaciuta o le piace ora?
«Oddio, dovrei andare tanto indietro negli anni: diciamo la prima macchina che ho avuto, la “Millecinque”. Era silenziosa e buona. Poi la 1100 Tv, cioè Turismo veloce. Adesso guido una Punto, che mi serve per girare in campagna. E poi la Croma quando devo viaggiare».
E tra le concorrenti quale preferisce?
«La Mitsubishi, sempre da utilizzare in campagna».
Parliamo della crisi. Roosevelt diceva che «l’unica cosa di cui avere paura è la paura stessa»...
«È quello che dice anche il nostro presidente del Consiglio. Bisogna avere calma e non farsi prendere dal panico».
Chiamarsi Maria Sole vuol dire essere ottimisti e sorridenti per natura...
«È un nome che mi è sempre piaciuto».
Che cosa ha pensato il giorno del crac di Lehman Brothers?
«Ai giovani che ci lavoravano, ai figli degli amici».
Anche un Agnelli, in quel momento, ha avuto paura?
«Sì. È una cosa che ci ha sconvolti. E poi ogni giorno si parla di miliardi bruciati in Borsa».
E il tracollo del titolo Fiat?
«Sono contenta quando sale».
L’ex socio della Fiat, il colosso Gm, è sul punto di naufragare. E pensare che si è corso il rischio che la Fiat finisse nelle loro mani...
«Marchionne è stato bravissimo. E magari Fiat sarebbe stata la parte più sana di Gm».
Lei viaggia spesso. Che cosa direbbe ai piloti di Alitalia?
«Da parte loro c’è un comportamento non molto onesto. Perdere una coincidenza può significare dire addio a un lavoro. Non è ammissibile fare questo senza preavviso. È contro la legge».
Quali mosse si aspetta da Silvio Berlusconi?
«Ha fatto molto bene liberando Napoli dai rifiuti. È stato bravissimo. Ora sta lavorando bene su Alitalia. Ci aspettiamo che continui a governare per tutti gli italiani. In questo momento ne hanno molto bisogno».
Maria Sole mamma e nonna...
«Ho cinque figli, quattro dal primo marito, tre femmine e una maschio, ed Eduardo, che lavora in Cnh, dal secondo matrimonio. Brave mogli e brave ragazze, impegnate socialmente. Solo Eduardo opera nel gruppo. Le ragazze per abitudine non vengono coinvolte».
La sua passione per i cavalli.
«Sono bellissimi. Un giorno ero con mio fratello Gianni e si parlava di barche a vela. Io dicevo che le barche a vela sono belle quasi come un cavallo».
Quale nome ha scelto per l’ultimo puledrino?
«Le dico una cosa terribile. Ne è arrivato uno inatteso. Non sappiamo chi sia il papà. Potrebbe essere “Francese Bizzarro”. E allora, non volendo fare l’esame del Dna perché costoso, ho deciso di chiamarlo Sarkozy. Perché è un francese bizzarro».
Lei presiede la Fondazione Agnelli. Parliamo di volontariato...
«Sono stata sindaco 10 anni di un paese: l’ho fatto per spirito di servizio. È importante fare qualcosa di utile. Il mondo ne ha bisogno».
Il ruolo di donna è cambiato. Una donna è capo di Confindustria, al governo ci sono più ministre, le top manager non si contano.
«Le donne portano saggezza e buon senso, che spesso manca in Italia. È pur vero che ci sono uomini che non gradiscono essere comandati dalle donne. Ancora di più se sono stati militari».
L’Avvocato che messaggio avrebbe mandato a Obama?
«Un messaggio di buon lavoro, senza battute».
Fra i tanti libri su Gianni Agnelli, quale ha gradito di più?
«Tutti abbastanza veritieri. Aspettiamo l’ultimo, uscirà nel 2009 e sarà curato da una giornalista dell’Economist».
Il caso Margherita de Pahlen, sua nipote, è alla stretta finale.
«È una vicenda dolorosa che speriamo possa finire meglio di come è cominciata. È triste vedere parte della famiglia che non fa parte della famiglia. Ci rattrista».
La Juve e gli Agnelli, un legame indissolubile?
«Tifo per la Juve, ma ho visto poche partite, tutte finite 0 a 0. Il legame resta indissolubile».
Che giornali legge?
«Mi alzo molto presto e vedo in tv le prime pagine. Poi mando a prendere questo o quel giornale. Non mando mai a prendere il manifesto perché dove abito non c’è».
Il piatto che più ama cucinare?
«Le uova strapazzate, semplice e molto gradito a Lapo».
Che cosa ha rappresentato per lei essere nipote dell’uomo che ha creato la prima industria del Paese e sorella dell’uomo simbolo dell’Italia nel mondo?
«Il ricordo del nonno è molto bello è importante.
Per lei due grandi esempi.
«Io sono sempre stata molto low profile».
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