Milano - É Marina Berlusconi l’unica italiana fra le cento donne più potenti del mondo, alla sua quarta presenza nella speciale classifica della rivista Forbes guidata, per il terzo anno consecutivo, dal cancelliere tedesco Angela Merkel.
«Figlia del tre volte presidente del consiglio Silvio Berlusconi, Marina guida la holding del padre, Fininvest, e il più grande gruppo editoriale italiano, Mondadori»: così Forbes descrive la donna più potente d’Italia, che a livello mondiale si colloca al trentaquattresimo posto, lasciandosi alle spalle niente meno che la regina d’Inghilterra Elisabetta II, la first lady americana Laura Bush e la prima donna presidente della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi. Il suo è l’unico tricolore nella «top 100» di quest’anno: nel 2007, a rappresentare l’Italia c’era anche, al novantunesimo posto, Giuliana Benetton.
Ma non è l’unica novità dell’edizione 2008, caratterizzata da new entry - come Cristina Fernandez, presidente dell’Argentina, che conquista la tredicesima posizione - e retrocessioni eccellenti. Come quella del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, scivolata al settimo posto dal quarto dello scorso anno. Per non parlare di Hillary Clinton: candidata ad essere la numero uno al mondo, e non solo sulle pagine di Forbes, la senatrice democratica ha dovuto accontentarsi, dopo la sconfitta alle primarie, del ventottesimo posto. Ben lontana quindi dal podio, dove invece troviamo, subito dopo l’inossidabile Merkel, due americane, meno note al grande pubblico ma certamente più potenti dell’ex first lady: Sheila Bair, presidente della Federal Deposit Insurance Corp, una delle autorità bancarie degli Stati Uniti, e Indra K. Nooyi, presidente della Pepsi.
Come sempre, infatti, la classifica di Forbes vede fianco a fianco esponenti della politica - 23 in tutto, quest’anno -, del mondo dei media, come la celebre conduttrice tv Oprah Winfrey, e soprattutto dirigenti di società. Sono 53, quest’anno, ma avrebbero dovuto essere di più: all’appello mancano infatti alcuni nomi eccellenti, che fino all’anno scorso occupavano posizioni di primo piano, e ora pagano il conto della crisi globale.
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