Marinai prigionieri Il ministro Frattini: «Non pagheremo nessun riscatto»

Sono trascorsi sei mesi da quando pirati somali hanno abbordato e sequestrato la petroliera «Savina Caylin». E a Procida ieri la gente è scesa in piazza per sensibilizzare istituzioni e mass media. A bordo della nave, da allora all’ancora davanti alle coste somale, l’intero equipaggio, 5 italiani e 17 indiani, tra cui Giuseppe Lubrano Lavadera, comandante del cargo e Crescenzo Guardascione, secondo ufficiale di bordo. Mesi di attesa e di silenzi, troppi per i familiari costretti al silenzio. «Per mesi e mesi ci veniva detto, sia dalla società armatrice che dal ministero degli Esteri, che noi familiari dovevamo essere riservati e discreti - afferma Nunzia Lubrano Lavadera, moglie del comandante della Savina Caylin - poi abbiamo capito, dopo 6 mesi, che continuando così non avremmo mai risolto la questione ed ecco perché abbiamo deciso di scendere in piazza». Una protesta iniziata in mattinata che ha visto una forte partecipazione degli abitanti dell’isola. In tremila si sono radunati al porto, a Marina Grande. In molti indossavano magliette con la scritta «Liberi subito».
Il ministro Frattini, però, ribadisce la linea dura.

«non può essere il governo italiano a trattare e riscatti o pagamenti. Abbiamo deciso di mandare una nave militare per osservare da vicino la nave italiana sequestrata. La marina militare è dunque già lì per sorvegliare».

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