Marinaretto al naufragio senza manovratore

Sampdoria moribonda. Genoa rivitalizzato. In ordine all'intrigante long derby in atto per la supremazia cittadina, l'unico obiettivo stagionale cui gli uni e gli altri ormai possono mirare, sul recente mercato di gennaio c'è stato un tale rimescolamento di forze (e di debolezze) che il Genoa - felicemente corretto da Preziosi - dal ruolo di modesto comprimario in cui pareva limitato sta passando a quello di baldo protagonista, mentre la Sampdoria - drasticamente indebolita da Garrone - ha imboccato l'allarmante percorso inverso. Sabato pomeriggio a Udine si è avuta l'ennesima conferma di una Sampdoria desolantemente sterile, con il coacervo dei risvolti negativi che la cosa comporta a tutti i livelli. Domenica pomeriggio a Marassi si è visto per contro un Genoa dapprima in giustificata soggezione nei confronti del Diavolo capolista ma a gioco lungo pronto a ribattere spavaldamente colpo su colpo; e comunque l'intera partita ci ha consegnato un Grifone rampante che infine vanta autentiche eccellenze. Dico del mirabile campione Kaladze che inesorabilmente chiude ogni spiffero in combutta con l'affidabile Dainelli; dello straripante Kucka che ricorda Gerrard a tuttocampo e del suo provvidenziale compare Konko signore della fascia destra; del talentuoso Criscito che difende e attacca con identica eleganza sulla fascia sinistra; del fantasioso Palacio che sa portare scompiglio in campo avverso. Una rappresentanza di pregio, che ben completata dagli irriducibili Marco Rossi, Milanetto, Mesto e Floro Flores rischiara l'orizzonte rossoblu al punto che persino Eduardo, da povero cristo stralunato che appariva al ritorno da Firenze, è sembrato miracolosamente rinfrancato con il pieno conforto della Nord.
Lasciando momentaneamente il Grifone sulla retta via, mi corre l'obbligo di dire pane al pane blucerchiato. Poiché l'esperienza specifica mi ha insegnato che in campo calcistico è meglio andarci cauti con l'ottimismo della ragione, dopo aver digerito a fatica il doloroso divorzio dal duo Marotta-Delneri grazie alla buona scelta di Gasperin ero rimasto fortemente perplesso quando la Dirigenza blucerchiata anziché praticare d'urgenza un giudizioso rinforzo pro Champions lo aveva sconcertantemente condizionato all'effettivo ingresso nell'Olimpo del calcio. Che altro se non uno sconsiderato nonsenso? Ad onta peraltro delle cocenti delusioni patite da Di Carlo e discepoli sul fronte europeo, fin verso la fine d'ottobre non mi sfiorava nemmeno l'anticamera del cervello l'idea che la Sampdoria di Garrone targata Erg fosse infine disposta ad esporsi al rischio di dirigersi a passi lunghi e ben distesi verso il baratro della serie B. Sottolineo l'abnorme concetto: sto parlando della Sampdoria di Garrone targata Erg, la Sampdoria in carico a una delle Famiglie e delle Industrie che - nonostante la crisi imperante - restano tra le più solide e anzi fiorenti di Genova, di Liguria, d'Italia. Dopo la delirante conquista del fantastico 4° posto con vista sulla Champions League, chi avrebbe potuto prevedere in estate che si sarebbe sciaguratamente operato in modo che a metà campionato alla squadra affidata a Di Carlo sarebbe riuscito il colossale exploit di raccogliere la miseria di 4 punti sui 24 in palio nell'arco di 8 partite, segnando 2 gol e subendone 13? Che nei primi 5 turni del girone di ritorno la Sampdoria si sarebbe addirittura abbassata a raccogliere un unico punto (all'andata ne aveva raccolti 6), segnando zero gol e subendone 8?
Personalmente ho cominciato ad avvertire odore di bruciato quando, di ritorno da San Siro dove una gagliarda Sampdoria aveva messo l'Inter in soggezione, è incredibilmente scoppiato il caso Cassano; e l'ho visto gestire come peggio non si sarebbe potuto. Poi l'odore è diventato puzza quando la rottura con Gasperin ha fatto universalmente capire che le decisioni tecniche in Corte Lambruschini sono ormai dominio esclusivo del Comitato Strategico degli Industriali: che difatti dopo essersi malamente liberato del peso di Cassano si è malamente spogliato in fretta e furia di quello di Pazzini (e di Marilungo), lasciando la squadra in braghe di tela. Ciascuno in casa propria - persino se calcistica e dunque tutt'altro che perfettamente privata - è padrone di scegliere e disporre a piacimento, salvo esporsi ad eventuali reazioni esterne che nel caso del tifo calcistico vanno date per scontate. Ma mi sia consentito di ricordare che la decisione più intelligente di Riccardo Garrone quando «obtorto collo» si ritrovò la Sampdoria sul groppone fu quella di affidarsi, nella persona di Marotta, a un autentico competente in materia: che difatti lo ha fatto navigare egregiamente per anni nel mare magnum della pedata nazionale.

Ecco perché io non so se sia il caso di esonerare o meno quel brav'uomo e buon tecnico che risponde al nome di Di Carlo, visto che i giocatori ancora si dichiarano solidali con lui, ma so che se non si rifornirà in fretta di un capacissimo direttore generale con ampie deleghe il Marinaretto è destinato al naufragio. Sampdoria-Bologna di domenica 13 e Sampdoria-Genoa di mercoledì 16 equivarranno ad altrettante cartine di tornasole.

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