Il video dei marines che pisciano sui corpi insanguinati di sospetti talebani crivellati di colpi è osceno. Anche nei reparti più gloriosi che hanno sputato sangue in mille battaglie trovi la mela marcia. Pirla o criminale di guerra che dissacra i resti del nemico ed infanga il nome dei marines, un corpo d'acciaio che si fonda su ben altri valori per non aver mai mollato dal Pacifico in mano ai giapponesi, al Vietnam comunista fino all'inferno dell'Iraq e dell'Afghanistan.
Un video shock girato in Afghanistan è «esploso» ieri su YouTube come una bomba simile allo scandalo di Abu Ghraib sui maltrattamenti dei prigionieri iracheni e altre nefandezze dei «nostri», che purtroppo segnano tutte le guerre. Le sequenze durano solo una quarantina di secondi, ma sono sufficienti. Quattro soldati americani con uniformi da combattimento e armi da cecchini dei marines si sbottonano i pantaloni per liberarsi dopo l'azione. Peccato che urinino sui corpi senza vita di tre afghani con i vestiti stracciati e insanguinati. Un quinto soldato filma la scena. Mentre fanno la pipì sui cadaveri un militare dice «oh sì», un altro ride. Poi scatta la cinica battuta sulla pisciata: «Dorata come una doccia». Prima di andarsene augurano agli afghani senza vita «buona giornata».
Un altro aspetto da indagare è che attorno ai presunti talebani non sembra ci siano armi e tantomeno bossoli di una battaglia, ma solo una carriola abbandonata. La firma su YouTube è della «quarta squadra dei cecchini scout del terzo battaglione del secondo marines di Camp Lejeune, mentre piscia su dei talebani morti» in Afghanistan dal marzo 2011. Camp Lejeune è una base nel Nord Carolina dove sono di stanza le grandi unità di spedizione dei marines, come il 24° Meu.
Nel 2008 ero embedded al loro seguito nella campagna di Helmand, la provincia meridionale afghana infestata dai talebani. Quando il caporale William Cooper, uno dei cecchini dei marines, è stato colpito in pieno dagli insorti, il giovane sergente Joseph Buonpastore, con lo zio Rocco che vive a Milano, ha preso d'assalto i bunker talebani. A cinque metri dal nemico combatteva come un leone a sventagliate di mitra e lanciando bombe a mano. Dopo la battaglia ha riconosciuto il coraggio del nemico.
Per snidare i talebani i marines facevano sparare una dietro l'altra da chilometri di distanza venti granate di artiglieria da 155 millimetri, che radono al suolo qualsiasi cosa. Se dovevano beccare un comandante degli insorti lanciavano un missile Hellfire (fuoco d'inferno) da un silenzioso velivolo senza pilota a 1000 metri di quota. Poi montavano il filmato del bersaglio centrato con la scritta «abbiamo preso il bastardo». Ma erano anche capaci di rimanere per ore immobili nel fango e fra le zanzare per un'imboscata corpo a corpo. Alla fine si trovavano a pochi metri dal nemico e uccidevano per cadere colpiti dall'ultima raffica del talebano di fronte. Il sergente Jeffrey Shuh si è salvato per miracolo grazie al giubbotto antiproiettile. In pattuglia molti marines si infilavano una piastrina di riconoscimento nello stivale, oltre a quella che hanno al collo. E poi spiegavano: «Se saltiamo su una trappola esplosiva vogliamo che nel sacco nero mettano il tronco e la gamba giusti».
Nell'inferno dell'Helmand, dopo aver combattuto, risarcivano i danni. Una finestra distrutta dallo spostamento d'aria di una bomba viene pagata circa 20 dollari. Il valore di una casa in terra e paglia, non più agibile, è di 2000 dollari, una fortuna nei villaggi afghani. Per i civili morti durante gli scontri esiste un prezzo del sangue deciso di volta in volta dal comandante del battaglione. Questi sono i veri marines ed è tragicomico che i talebani parlino di «barbarie» riferendosi al video. La predica arriva dal pulpito di chi ha trasformato bambini in kamikaze, sfregiato con l'acido le giovani afghane solo perchè andavano a scuola, usato interi villaggi come scudi umani e tagliato la gola a schiere di ostaggi.
L'immagine americana in Afghanistan subisce un duro colpo con questo video, soprattutto nel momento in cui il presidente Obama pensa solo al ritiro. Non è escluso che scoppino proteste e violenze anti Usa, come per Abu Ghraib, ma lo stesso portavoce talebano, Zabibullah Mujahid, non si scompone più di tanto.
Il corpo dei marines ha identificato chi urinava sui cadaveri. La condanna più dura non solo sarà inevitabile, ma doverosa per ripulirsi dal fango di soldataglia senza onore.
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