Marini il moralizzatore: «Sono il sindaco col saio dei francescani»

Giulio Marini, sindaco di Viterbo dallo scorso 29 aprile e deputato del Pdl. Venerdì scorso lei ha tolto i telefonini ai consiglieri comunali. Appena eletto aveva abolito il «city manager» e gli staff degli assessorati. Perché tutta questa furia anti-sprechi?
«Da sempre sono “tirchio” con i soldi pubblici. Il Comune versa in condizioni economiche a dir poco precarie e questi tagli fanno parte di una linea di condotta morigerata che mira a dare un segnale forte alla cittadinanza».
Quale?
«Che questo è, purtroppo, il momento di stringere la cinta. È l’ora, insomma, di calzare i sandali e indossare il saio come i francescani. E farlo tutti insieme sarà più bello, in attesa di tempi migliori».
E se questi ultimi non dovessero arrivare gli assessori continueranno a farsi le fotocopie da soli e i consiglieri a pagarsi le telefonate?
«Beh, non esageriamo. Gli assessori non lavorano certo in mezzo al deserto. E poi le telefonate private erano a carico del mittente anche prima: i cellulari che ho ritirato erano abilitati solo per le chiamate di lavoro».
Eppure lei è contemporaneamente deputato, sindaco e consigliere provinciale di Viterbo. Presto la Giunta delle elezioni si pronuncerà sul ricorso presentato contro il suo doppio incarico. Un po’ troppe poltrone per un taglia-spese come lei...
«Ero parlamentare (senatore, ndr) anche nella passata legislatura, quindi prima di fare il sindaco. Senza contare che le liste per la Camera dei deputati sono state presentate prima di quelle per le elezioni comunali e della mia decisione di candidarmi qui: spero che la Giunta possa riconoscere che, nel mio caso, il principio di incompatibilità non è applicabile».
E se invece dovesse darle torto?
«Senta... È il partito che mi ha chiesto di impegnarmi su più fronti, riconoscendo il mio impegno e il mio buon operato. E poi io sto facendo il sindaco a costo zero perché il mio stipendio rimane tutto nelle casse del Comune. Pensi che ogni volta che devo venire a Roma, a Montecitorio, parto da Viterbo al volante della mia Fiat 500».
Quella storica o il nuovo modello?
«Il nuovo modello. L’ho acquistata lo scorso anno. Almeno questo sfizio me lo conceda...».
Quante volte ha letto il libro La Casta?
«Mai e anzi non lo sopporto. Faccio politica da tredici anni e ho vinto ben sei elezioni da-solo (scandisce, ndr), venendo sempre votato dai cittadini senza mai essere cooptato. Quindi nessuno può additarmi come un soggetto della Casta».
In realtà il nostro riferimento era agli sprechi della politica...
«Gliel’ho già spiegato. A Viterbo c’era bisogno di lanciare un messaggio chiaro: “Dobbiamo fare di necessità virtù”».
E ora dove si abbatterà la sua scure?
«Venerdì sera abbiamo approvato il bilancio comunale.

Quindi la settimana prossima potrò dedicarmi alla situazione delle municipalizzate».
Aiuto...
«Sì... Spero proprio di non venire a scoprire anche nelle municipalizzate l’esistenza di sacche di privilegi».
E se invece ci fossero?
«Può star certo che avrebbero vita breve...».

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