Marino ha fatto male, ma le colpe sono del «Male»

(...) Fra l’altro, non potrebbe essere questo uno dei motivi per cui è così amato dallo spogliatoio?
Domande.
Ora, l’importante, è remare tutti insieme per la salvezza. Ci sono ancora 24 punti in palio e, teoricamente, il Genoa può ancora lottare per il terzo posto e andare in Champions League. Ma, proprio perché ci sono ancora 24 punti in palio, occorre guardarsi attentamente anche alle spalle: vincendo le prossime sfide a Novara sabato e mercoledì prossimo in casa contro il Cesena, o anche solo portando a casa quattro dei sei punti disponibili, dovrebbe essere fugata ogni preoccupazione. Altrimenti, il rischio di un bis della Sampdoria dello scorso anno sarà comunque reale.
Ad accomunare quel Doria e questo Genoa, al di là del passaggio brusco dal sogno di un campionato di vertice a una mediocrità tutt’altro che aurea, c’è il fatto che nelle partite del girone d’andata le due genovesi hanno portato a casa molti più punti di quanti ne meritassero per il gioco. E anche la circostanza che l’essere lentamente risucchiati verso il fondo è accompagnato da continue dichiarazioni fotocopia sui due temi: «Siamo tranquilli, abbiamo dei valori che emergeranno» e «Il campionato è ancora lungo, due risultati e ne usciamo».
In questo quadro, se serve a dare una scossa o anche solo a riportare in auge il fattore «c», il «culo» del Genoa secondo la definizione ufficiale dello stesso Alberto da Verona, ben venga il ritorno di Malesani. A patto che però il tecnico non diventi il bis di Cavasin, come peraltro lascerebbe sospettare il suo curriculum recente. E a patto che ci si ricordi di come - a giudicare dal gioco e dal possesso palla - i rossoblù avrebbero potuto perdere (cito a memoria) in casa contro l’Atalanta, contro il Novara, contro la Roma, contro il Bologna, contro il Parma e contro la Fiorentina, tutte partite terminate con la vittoria del Genoa o nel peggiore dei casi con un pareggio. E si può mettere nel mazzo anche la vittoria di Siena, meritatissima. Ma se il tiro di Destro fosse entrato, anziché stamparsi sulla traversa... Poi, certo, è vero che - ad esempio a Verona con il Chievo - si poteva portare a casa di più da altre partite. Ma, insomma, la classifica del Genoa, per quello che si è visto, è fin troppo benevola. E non ce la si può prendere nemmeno con gli arbitri...
Quindi, torna Malesani. Con l’ennesima autocritica, nei fatti, da parte di Enrico Preziosi. Speriamo che sia una buona scelta. Umanamente, lo è di sicuro. Quelli che lo conoscono, descrivono il «Male» come una persona gradevole e confermo che lo vorrei compagno in qualche bettola per una partita di scopone, proprio perché mi dà l’impressione di un simpaticone innamorato della vita. E, a questo proposito, anche la fotografia pubblicata sul giornale più malesaniano del mondo, il Secolo XIX, parla chiaro: il tecnico in compagnia di Lupatelli, Scarpi e Gilardino, di fronte a un buon bicchiere di vino e a un ottimo risotto, al Vinitaly di Verona, proprio a casa del produttore del migliore Amarone della zona.
E che si andasse nella direzione del ritorno del «Male» era facilmente arguibile dall’impegno dell’ottimo Giampiero Timossi che del giornale di piazza Piccapietra è il capo dei servizi sportivi. Uno che ne capisce di sport, ma che soprattutto, insieme al suo braccio destro Claudio Paglieri, perlomeno quando non è impegnato in qualche maratona, disegna delle pagine che sono un giochino di architetture grafiche e lessicali.

Insomma, per la trasferta del Meazza, Timossi ha vergato addirittura quattro articoli, cinque contando un richiamo in prima pagina, che spero gli valgano almeno un premio di produzione, con tante citazioni per il tecnico veronese, per il quale prova un’autentica passione, che se fossi miss Timossi mi insospettirebbe: «Il veneto non solo aveva un rapporto straordinario con la squadra, ma aveva raccolto quasi il doppio dei punti del suo successore». Fortunatamente non sono miss Timossi. Ma spero per il Genoa che Giampiero sia un buon profeta e che dopo la resurrezione di Malesani arrivi anche Pasqua.

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