Marino: «Ognuno può dire basta a cure intollerabili»

da Roma

«Ognuno di noi ha diritto di chiedere l’interruzione di un percorso terapeutico quando lo ritenga non soltanto inappropriato ma anche intollerabile per se stesso». Il presidente della Commissione Sanità del Senato, il professor Ignazio Marino della Margherita, ha incontrato Piergiorgio Welby pochi giorni fa e si dice certo della sua determinazione a seguire la strada della «rinuncia a una tecnologia che riteneva inappropriata».
Non si tratta di eutanasia?
«L’eutanasia è un intervento attivo, di solito un’iniezione di cloruro di potassio che in pochi secondi fa cessare il battito cardiaco. In quel caso si uccide. In questo invece al contrario si sospende una terapia che si ritene non appropriata e si configura come accanimento terapeutico».
Il Consiglio superiore di sanità aveva detto che nel caso Welby non c’era accanimento terapeutico.
«Non voglio polemizzare ma certe decisioni le può prendere soltanto il medico insieme al paziente: le istituzioni non possono inserirsi in questo rapporto perché soltanto il medico curante può far capire al paziente l’efficacia reale di una terapia».
La Cdl parla di omicidio.
«Chiedo ai responsabili politici dell’opposizione di non gridare e invece di aprire una riflessione senza piantare bandiere ideologiche. Nel Catechismo della Chiesa cattolica è scritto che “l’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’accanimento terapeutico.

Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o da coloro che ne hanno legalmente il diritto sempre rispettando la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente”».

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