Mario Pio e Nando Moriconi: si ride nel cd con le grandi macchiette di Alberto Sordi

Roma«Comprendi l’importanza?». Per chi ha meno di cinquant’anni, una domanda come un’altra. Per gli altri, un tormentone inconfondibile: tiritera pronunciata con voce chioccia, tono petulante ed effetto irresistibile. Era il tormentone del conte Claro: ovvero - negli anni fra il ’48 e il ’55, quando la radio faceva ancora da focolare domestico - il biglietto da visita di uno dei divi radiofonici più popolari. Mitica, la radio di Alberto Sordi: per chiunque voglia ricordarla l’Audioteca della Rai, Radioscrigno e Twilight Music pubblicano Comprendi l'importanza?- La radio di Alberto Sordi, prezioso cd che raccoglie i migliori sketch, scenette e canzoni dell’inimitabile Albertone.
«La gente si riuniva attorno all’apparecchio entusiasta di ascoltarlo, come oggi fa con Fiorello - nota il direttore di Radiorai, Marcello Del Bosco -, la sua era una comicità completamente nuova: aggressiva, surreale, cattiva, che poi troverà modo di esprimere non senza qualche iniziale difficoltà nel cinema».
Il Signor Dice, il Compagnuccio della parrocchietta, il conte Claro, Mario Pio, Nando Moriconi erano altrettante citatissime macchiette, must delle trasmissioni di allora. «Riascoltati oggi - in registrazioni originali restaurate dagli anni fra il ’48 e il ’68, più alcuni remake che Sordi interpretò negli anni ’70 - conservano una freschezza e una comicità straordinarie». I programmi da cui sono tratti i preziosi reperti hanno titoli storici: Hoop... là, Vi parla Alberto Sordi, Teatrino di Alberto Sordi, Gran varietà, e il cd contiene anche due canzoni inedite registrate nel 1955, nel tipico stile nonsense dell’attore, come Civeta («ritmo lento del maestro Gambara») e la famosa Carcerato, che Sordi improvvisò durante la serata di premiazione delle Maschere d’Argento.
«Alberto aveva una voce inconfondibile e una forte sensibilità musicale - racconta l’avvocato Assumma, presidente Siae e amico personale del divo -, non a caso doppiava Oliver Hardy, e suo padre suonava il basso tuba all’Opera di Roma. Quando sostenne l’esame per l’iscrizione alla Siae, raccontò che suonava il mandolino; ma fece finta di averlo scordato a casa perché, in realtà, sapeva usare solo i piatti. E non poteva sostenere l’esame con quelli».

Dai ricordi viene ancora una volta smentita l’immeritata fama di avarizia che seguìva l’attore: «Presiedo la Fondazione per Anziani abbandonati che egli finanziò - rivela Assumma -; la verità è che Sordi faceva beneficenza così come il Vangelo insegna: la mano destra non sappia quel che fa la sinistra. Così nessuno ne sapeva niente: ci vietò di parlarne finché fosse stato vivo. Solo oggi possiamo rivelare che, grazie alla sua Fondazione, migliaia di persone anziane hanno visto cambiare la loro vita».

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