Teodora Poeta
da Teramo
Un duplice omicidio feroce. A Nereto, un piccolo paese ad otto chilometri dal mare, nel cuore della Val Vibrata, la zona industriale del Teramano, ieri, verso le 11,30, l’avvocato Libero Masi e sua moglie, Emanuela Chelia, entrambi di 57 anni, sono stati trovati morti, riversi sul pavimento del corridoio di casa, in una pozza di sangue, al primo piano della villetta di famiglia, risalente ai primi del ’900, in pieno centro. Una morte atroce: massacrati a colpi di mannaia. La prima ipotesi, subito accantonata, è stata quella dell’omicidio-suicidio. Impossibile, visto che i corpi sono stati trovati massacrati a colpi di arma da taglio. Gli inquirenti, invece, hanno poi confermato il doppio omicidio a scopo di rapina. Si parla, infatti, di una grossa somma di denaro custodita nell’abitazione e i cassetti rovistati, lo studio messo a soqquadro, renderebbero l’ipotesi più plausibile di altre che, pure, non vengono scartate.
La scoperta dei due corpi è stata fatta dalla badante che accudisce la nonna 95enne di Emanuela Cheli. L’anziana, ormai allettata e quasi completamente sorda, viveva in casa con loro, al piano superiore. La badante, ieri, intorno alle 11,30, è entrata nella villetta. E, diversamente da come accadeva ogni giorno, ha visto la porta vetrata dell’appartamento di Masi socchiusa. L’ha aperta e si è trovata di fronte i due corpi senza vita, ancora in pigiama e ciabatte. Il televisore nella camera da letto acceso e sintonizzato su Rete 4. Lei stesa lungo il corridoio che porta alle camere; lui, invece, riverso nella pozza di sangue tra il corridoio e la camera da letto.
L’allarme è scattato immediatamente. Fuori, per motivi di studio, i due figli universitari, Alessandro di 23 anni, iscritto a Roma a Scienze umanistiche, arrivato a Nereto dopo qualche ora, ed Elvira, 26 anni, appena diplomata al Dams di Firenze ed attualmente in Olanda, ad Amsterdam, per una breve vacanza. Masi era un noto avvocato penalista, ma soprattutto civilista, nonché governatore regionale dello Slow food ed uno stimato professionista che, tempo fa, aveva anche seguito la parte commerciale dell’importante azienda d’abbigliamento Casucci e guidato la sponsorizzazione di quattro squadre di calcio dell’est. Sul posto, increduli, sono subito accorsi curiosi, amici, parenti o semplici conoscenti. Tra questi anche il fratello della Cheli, il cugino di primo grado di Masi e la segretaria.
Sul luogo del delitto, nel tardo pomeriggio, sono arrivati anche i Ris da Roma. La Cheli sarebbe stata assassinata con due colpi. Uno dei due profondi colpi inferti alla donna l'ha raggiunta tra il collo e la testa. Non è escluso che possa essere stata trascinata vicino al marito e poi colpita, essendo state rinvenute nelle vicinanze delle ciocche di capelli. A Masi è stato riservato un destino più crudele: quattro colpi tra capo e schiena. Sul movente nessuna certezza. Il portone centrale d’ingresso della villetta era chiuso. Sulla porta dello studio sono state trovate alcune bruciature e, a terra, due bottigliette in plastica contenente un liquido che gli investigatori faranno esaminare. La mancanza di segni di scasso lascia, quindi, pensare che all’interno dell’abitazione siano entrate una o più persone per rubare e, scoperte, abbiano reagito crudelmente, anche perché riconosciute. Al momento dell’omicidio, l’anziana nonna si trovava al piano superiore. Ma non si è accorta di nulla, tant’è che, nel primo pomeriggio, alle continue richieste di vedere la nipote, i parenti sono stati costretti a mentirle e a dire che Masi si era sentito male ed era stato ricoverato in ospedale. In paese, ormai, non si parla d’altro. La paura cresce e i sospetti della gente, pur senza alcun indizio concreto, si indirizzano tutti verso gli extracomunitari residenti in zona. Negli ultimi anni, infatti, a Nereto è cresciuta visibilmente la comunità di immigrati cinesi, romeni e albanesi.
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