Il marito fedifrago la lascia, lei aspetta che torni Quella della Munson è una storia da sfigati

La scrittrice paziente e il suo maritino "freesbee" sono un esempio di quando l’amore è solo noia e ripiego

Il marito fedifrago la lascia, lei aspetta che torni 
Quella della Munson è una storia da sfigati

Insomma, alla fine e fin dall’inizio è tutta una minestrina riscaldata del cuore da servire fredda sulla tavola edificante dei buoni sentimenti. In ogni caso breve riassunto delle corna precedenti: una signora americana, Laura Munson, viene lasciata dal marito, il quale dopo essere stato in giro a divertirsi, torna a casa Lassie e la trova lì, a aspettarlo. Si capisce che è una storia vera da quanto siano insulsi questi due: lui la molla, ma ritorna, lei è mollata, ma lo aspetta, e allora?
Secondo Anna Maria Bernardini de Pace ha sbagliato la Munson a perdonare, secondo Tony Damascelli la Munson se lo merita, secondo Giordano Bruno Guerri chi ama non tradisce e il tradito non deve perdonare. Secondo me invece la Munson va almeno arrestata e torturata, essendo l’interesse per gli amori altrui direttamente proporzionale alla loro tragediabilità romanzesca. Werther si uccide con le pistole prese in prestito, il suo omologo italiano Jacopo Ortis piantandosi un pugnale nel cuore, il dannunziano Aurispa abbraccia l’amata per trascinarla con sé nel trionfo della morte, e perfino il pacato Edmond Dantès, ritrovando la sua Mercedes sposata con il nemico, si trasforma nel conte di Montecristo e ordisce una terribile vendetta.
Viceversa i tradimenti femminili sono sempre stati interessanti quando non perpetrati da mogli annoiate, come Madame Bovary e Anna Karenina, migliaia di pagine di lagne e tormenti e sospiri e patemi d’animo per qualche scopata, per fortuna alla fine si suicidano. Figuriamoci il romanzo di una moglie fedele con un marito annoiato e infedele.
La Albertine di Proust, al contrario, è molto sexy perché vera traditrice libertina, tant’è che il Narratore stesso non può sopportarla e la fa morire cadendo da cavallo, mentre nella vita reale Proust regalò al suo amante un aereo, sul quale Agostinelli morì schiantandosi per una manovra sbagliata, e a me è sempre sembrato strano, soprattutto perché per Proust gli amori duravano al massimo diciotto mesi e dopo si doveva trovare il modo di troncare.
Così se lady Munson ha riaccolto il marito evidentemente non aveva niente di meglio da fare e cosa vuole da noi, una medaglia? Oppure peggio, lo ha aspettato per dimostrare di essere virtuosa, oppure peggio ancora, lo ha aspettato per scriverci sopra un libro e infliggerlo all’umanità, che in quanto umanità è perfino peggio della Munson perché lo ha pure comprato.
E poi quant’è insopportabile la virtù ostentata in generale e nei sentimenti, anche perché non siamo nell’Ottocento e tantomeno nel Settecento, quando già De Sade avrebbe usato la Munson come carne da macello figurante per farla torturare nelle Centoventi giornate di Sodoma: fin dall’epoca le virtù erano interessanti solo per raccontarne le sventure. Invece sarebbe stato bello se il marito, al ritorno, l’avesse trovata nel pieno di una gang-bang, magari con qualche orso Grizzly di cui pullula il Montana, e in quel caso anziché la storiella del matrimonio salvato ne sarebbe venuto fuori almeno un porno da inserire nella categoria «bizzarre» di Youporn o in una puntata di Missione Natura del bravo Vincenzo Venuto, per una volta non solo di nome.
Tra l’altro quello subìto dalla Munson non mi pare neppure un tradimento. Il marito glielo annuncia, non la ama più e glielo dice, e nei rapporti segreti interpersonali vale la stessa deontologia dei rapporti segreti internazionali: non si è mai vista una spia passare al nemico avvertendo prima i suoi. Casomai è la Munson a averlo aspettato a tradimento, chi glielo ha chiesto? D’accordo, lui è tornato, dimostrando di non aver trovato a sua volta di meglio della Munson, stringi stringi è la storia di due sfigati.


D’altra parte io a queste vicende sono ipersensibile e ho la lacrima facile e mi ha sempre messo tristezza anche l’omerico Ulisse: cioè l’eroe torna da un’odissea infinita e anziché una squadra di geishe e ragazze ponpon e papygirls si ritrova ancora Penelope lì, fedele e rincoglionita e impalata per vent’anni davanti a un telaio, neppure la Pina di Fantozzi sarebbe arrivata a tanto, che tragedia.

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