Marketing Casini chiama a casa gli elettori: votateci

Buste della spesa in mano, chiavi in fondo alla borsa e il telefono fisso che squilla oltre la porta di casa. Di corsa fino all’apparecchio. Appena si alza la cornetta, dall’altra parte una voce annuncia: «Salve, sono Pier Ferdinando Casini». È proprio il timbro del leader dell’Udc. Le nuove frontiere del marketing politico hanno scoperto il telefono: appelli registrati che invitano a votare alle elezioni di fine mese. La campagna telefonica è iniziata da pochi giorni ma sono già in tanti coloro che hanno ricevuto la «chiamata» alle armi dei capi di partito. E Casini, in particolare, si distingue: quando si trova in una città per motivi elettorali le chiamate le fa anche di persona. Ma l’iniziativa non piace a tutti. Tanto che c’è chi si lamenta per «molestie telefoniche» e per «violazione della privacy». Per le vittime c’è poco da fare. Se da una parte è necessario il consenso per inviare materiale elettorale via sms, e-mail, mms, telefonate preregistrate e fax, dall’altra il Garante della privacy ha previsto che siano utilizzabili i dati di coloro che abbiano partecipato a iniziative come raccolte di firme e referendum fornendo il loro assenso a ricevere comunicazioni elettorali.

E se accanto al proprio nome sugli elenchi telefonici sono presenti i simboli che autorizzano al ricevimento di telefonate e di posta la telefonata è quasi scontata. E i voti in ballo? Secondo gli esperti cento telefonate valgono una preferenza.

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