Ma quanti sono i patronati allestero? E quanto «guadagnano»? Secondo i parametri fissati dal ministero del Lavoro, ogni sede ha diritto a 8.478,39 euro per ogni «punto organizzazione» in Italia e 17.858,26 euro allestero. Secondo i dati 2005 i patronati hanno incassato oltre 61,5 milioni di euro per lorganizzazione delle sedi in Italia e più di 10,8 milioni di euro per quelle allestero. A questi vanno aggiunti 28,9 milioni di euro per i «servizi» offerti. Una somma pari all11% delle entrate totali. Qual è il loro compito principale? Fornire assistenza ai lavoratori italiani allestero e assistere i pensionati. Ma far tornare i conti tra soldi presi e «platea» di assistiti è un po più complicato. Secondo lArchivio dei residenti italiani allestero, i nostri connazionali fuori dai confini nazionali sono 3.734.428. I «lavoratori attivi», secondo le ultime stime, sarebbero circa 1,8 milioni di persone, ai quali vanno aggiunti 269.025 pensionati. Una cifra pari ai modelli reddituali - i famosi Red - che lInps ha spedito in 185 nazioni. Gli under 35 sono circa il 50% della popolazione, la maggior parte vive in Europa mentre il resto è concentrato in Usa, Canada, Australia e nei Paesi sudamericani come Brasile e Argentina.
Se in Australia e Brasile, secondo la Cgil, «la crisi si sta facendo sentire per almeno un italiano su 5», in Europa la situazione è abbastanza rosea. Sempre secondo la ricerca «la quasi totalità del campione preso in esame ha migliorato attraverso lemigrazione in Paesi come Francia, Germania, Svizzera la propria situazione lavorativa». E in molti casi si tratta di persone che «ricoprono funzioni manageriali o di operai altamente specializzati». Si tratterebbe insomma di persone che non hanno certo bisogno di rivolgersi ai patronati. E poi, dove si trovano i patronati allestero? Oltre alle sedi nei principali Paesi Ue, dalla Francia alla Germania, in Canada, Usa e Australia, la Uil ad esempio è presente in Bolivia, Cile, Croazia, Perù, Romania, Grecia e persino in Israele, dove gli italiani residenti sono circa 11mila. La Cgil invece ha una sede nel Principato di Monaco, una in Norvegia e una persino in Marocco, dove vivono 2mila italiani, quasi tutti residenti a Casablanca. I conti non tornano. Tanto è vero che lo scorso ottobre il ministero del Welfare ha introdotto un nuovo regolamento che fissa alcuni paletti, con lobiettivo dichiarato di «costringere» i Patronati a fare chiarezza su tutta lattività svolta e di contrastare la nascita di patronati solo sulla carta. Soprattutto allestero. Dove i patronati, come è già emerso in uninchiesta del Giornale del 2008, sono più impegnati a fare politica più che aiutare gli oltre 3,7 milioni di lavoratori italiani allestero e dove è complicato verificare leffettiva «redditività» dei patronati allestero. Che, ricordiamo, prendono soldi e punti per ogni sede allestero.
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